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Turismo rurale fai da te

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La Corte costituzionale dà il via libera alle modifiche alla legge regionale pugliese sul turismo rurale. Ma sembra una vittoria di Pirro. La mancanza di un progetto organico di razionalizzazione delle procedure amministrative di rilascio di autorizzazioni e pareri e gli interventi legislativi spot non risolvono i problemi.


La Puglia avrà un turismo rurale più facile e non ostaggio della “cattiva burocrazia” dopo la sentenza n. 74 della Corte costituzionale depositata il 21 aprile scorso? A parere dei consiglieri regionali che nel 2019 proposero le modifiche antiburocrazia alla legge regionale n. 20 del 1998 sul turismo rurale, sì. E non solo. La decisione della Consulta – secondo i due consiglieri del PD Amati e Pentassuglia – è la risposta ad «un’aggressione tanto ingiustificata quanto gratuita nei confronti dei proponenti, con produzione di relazioni tecniche che dissimulavano intenti politici di discredito, dichiarazioni muscolose di pronta e immediata abrogazione, e insinuazioni infondate, sul piano legale e causale, di connessione di quella norma con la vicenda Costa Ripagnola». Ricordiamo che le modifiche alla legge sul turismo rurale hanno cancellato il parere urbanistico regionale per le attività disciplinate da quella legge ed hanno introdotto, ope legis,nelle norme tecniche di attuazione degli strumenti urbanistici comunali alcune previsioni del Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr), consentendo ai Comuni di non avvalersene a mezzo di deliberazione del consiglio comunale (quest’ultima facoltà è stata cancellata dalla Consulta).

La tutela ambientale e l’iniziativa privata

Della questione ci siamo occupati in altri articoli (qui e qui). In uno di questi, su la Repubblica-Bari del 6 febbraio 2020, dicevamo che l’intento del proponente dell’emendamento, poi accolto, era, a suo dire, quello di «eliminare negoziazioni tra la pubblica amministrazione e gli imprenditori». Dicevamo ancora che «quel che preme notare è come il rapporto tra tutela ambientale (nel senso più ampio del termine) e paesaggistica ed iniziativa privata non riesca a trovare un punto di sintesi a livello di sistema. Il continuo intervento su norme spot ad uso di questo o di quel portatore di interesse può depotenziare di certo la tutela ma, allo stesso tempo, non rende un buon servigio alla possibilità di intraprendere in tranquillità». Ecco, quel che non ha potuto e non potrà mai fare una sentenza della Consulta è intervenire sulla dimensione culturale che presiede alle scelte politiche e legislative. Se si continua ad operare con norme ad hoc, con emendamenti fuori contesto rispetto alla materia oggetto delle proposta che si sta emendando, si continuerà a ciurlare nel manico. Se viene così avvertita la repulsione contro la “burocrazia” (in special modo “ambientale”), che altro non è se non pubblica amministrazione che applica norme, allora si abbia il coraggio di metter mano ad una disciplina organica di riforma delle procedure autorizzative e valutative a livello regionale.

foto Fabio Modesti

Modificare le leggi per parti non funziona

Se, nonostante la comprensibile esultanza per la pronuncia della Corte costituzionale, si continuerà ad operare per parti minimali e con proposte frazionate ad uso di questa o di quell’esigenza specifica, non si andrà molto lontano. In questo tempo in cui si mettono sul tavolo riforme strutturali a livello nazionale per accompagnare la richiesta di risorse finanziarie del Recovery Fund, tra cui l’ennesima della pubblica amministrazione proponendo per gran parte norme già esistenti e mai applicate, è ora che a anche a livello regionale si faccia lo stesso, anzi meglio. Altrimenti, le iniziative contro la burocrazia cattiva e maligna resteranno ben poca cosa e soddisferanno solo il fortunato di turno. Ma per fare questo bisogna recuperare una visione di sistema, che poi è quella della pianificazione territoriale ed urbanistica che, invece, si vuol tener a debita distanza. Meglio, in questa ottica, procedere ad inoculare senza metodo, norme concepite con visione vasta a strumenti urbanistici vecchi di almeno 30 anni. Tanto basta per la customer satisfaction.

Fabio Modesti

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