Un itinerario all’insegna del fragno che ci accompagna dall’Alta Murgia alle gravine dell’arco jonico e dei magnifici loro “nuovi” abitanti alati (la Repubblica-Bari del 07 agosto 2020)
al versante orientale del parco nazionale dell’Alta Murgia raggiungiamo il “triangolo d’oro del latte”, tra Noci, Putignano e Gioia del Colle dove la produzione di latte bovino ha un punto di forza, seppure molto acciaccato rispetto al passato. Lo facciamo seguendo il percorso della SS 100, la strada che da sempre collega Bari a Taranto ma che costituisce anche una sorta di spartiacque nell’assetto dei territori e nella percezione dei paesaggi. Dalla monocoltura dell’ulivo man mano osserviamo vegetazione diversa, elementi di naturalità anche rilevanti che partono fin da Casamassima, visibili con maggiore presenza a Sammichele di Bari ed ancora, sulla strada, nei pressi di Acquaviva delle Fonti. Si tratta della vegetazione relitta soprattutto di fragni (Quercus trojana), testimonianza transbalcanica per eccellenza che proprio in lembi dell’Alta Murgia ha il suo areale più a nord che si conosca.
San Basilio e il bosco burgensatico
Il fragno, quindi, è l’elemento che ci guida nel passaggio dall’altopiano murgiano alla Murgia di sud-est, tanto diversa per fattori pedologici, bioclimatici, antropologici e storici, quindi paesaggistici. Contrariamente al tavolato calcareo dell’Alta Murgia, qui la presenza di elementi verticali, di alberi singoli, sparsi e di boschi diventa tutt’uno con i pascoli grassi, in una struttura territoriale e paesaggistica evocativa di atmosfere british. Si arriva, dopo aver superato Gioia del Colle, l’aeroporto militare ed alcuni lembi interessanti di bosco e bosco-macchia come Pizzoferro e Monte Imperatore, all’incrocio che porta verso Castellaneta, Laterza e Ginosa. Il gran caldo si fa sentire ancor di più ed il consiglio è frequentarle nelle ore pomeridiane fino al tramonto ed oltre. Siamo nella zona dei boschi di San Basilio, nella straordinaria scenografia dei possedimenti che erano del Duca di Martina o dei Marsi. Carlo Ulisse de Salis Marschlins, che ci ha già accompagnato in altri nostri itinerari, al tempo della rivoluzione francese (1789) era in queste terre e dell’allora proprietario scriveva: «Questo gran signore appartiene alla famiglia Caracciolo, una delle più illustri del Regno, e possiede tenute principesche sia in questa che nelle provincie limitrofe». Così descrive il territorio attraversato prima di arrivare a San Basilio: «Per dieci miglia seguitammo attraverso questo piano uniforme, finché non arrivammo ai grandi boschi di quercie, che circondano Gioia del Colle. In questa foresta, che misura cinquanta miglia di circonferenza, e ventiquattro nella sua massima larghezza, i due paesetti, Gioia ed Acquaviva, hanno dissodato un buon tratto di terra, che oggi produce grano e gran quantità di fave, le quali, insieme a poco pane, formano l’alimento abituale dei lavoratori di queste campagne». Erano boschi allodiali, ossia privi di vincoli feudali, in cui pascolavano soprattutto porci e pecore, in seguito vacche.
Pianelle e Murge Orientali: l’ombra verde sull’ex ILVA
L’allevamento dei maiali in pieno bosco, ad alimentarsi delle grosse ghiande dei fragni, ha rappresentato una fonte economica di notevole importanza in questa parte della Puglia. Della zona di San Basilio fanno parte i boschi Burgensatico, Dolcemorso, Parco Isabella, gravina di S. Croce, dei Terzi e Parco il Puledro. Ma poi i boschi si fanno ancora più interessanti e straordinari, densi di leggende e di storia. Così il bosco delle Pianelle, dal 2002 riserva naturale regionale orientata (SS 581 km 14+900 – tel. 0804400950 – http://riservaboscopianelle.it/wp/ – info@riservaboscopianelle.it – facebook.com/riservaboscopianelle), 600 ettari tra Massafra, Crispiano e Martina Franca in cui poter scegliere l’escursione attraverso una buona mappa dei sentieri scaricabile dal sito web. Regno di orchidee (serapias, orchis morio e planthantera su tutte), Pianelle ha la straordinaria possibilità di provare l’inversione termica nelle varie gravine e depressioni che lo attraversano: su il caldo, giù frescura ed ombreggiamento. Taranto la si vede in lontananza e prima di tutto si vede l’ex Ilva. La sua presenza funge da monito per il futuro ma va valutata secondo il principio di realtà, in grado com’è di consentire ancora una tenuta sociale della popolazione. Ancora, come non citare tra i boschi la riserva naturale orientata statale delle Murge orientali, istituita nel 1972, estesa 733 ettari e costituita da 5 nuclei (Galeone, Gorgofreddo, Parchi di Mottola, Signorella e Trasconi).
Sulle gravine, regno di capovaccai e gufi reali
Non ci vuol nulla a ritrovarsi, da qui, sui cigli delle meraviglie della natura chiamate gravine: siamo nella loro terra e parco naturale regionale. Sui pianori assolati guardiamo scorrere questi monumenti naturali, veri fiumi fossili, risalenti almeno ad un milione di anni fa e con pochi pari in Europa. Oltre la gravina di Laterza, famosa e splendida per la sua scenografia, ce ne sono decine che segnano un arco che va da Grottaglie a Ginosa. Diversamente dalle lame (quelle di Terra di Bari, ad esempio) che hanno un profilo ad “U” per minore altezza delle pareti e fondo piatto, le gravine hanno un profilo a “V” con pareti che arrivano fino ai 200 metri (gravina di Laterza). Qui è il regno del capovaccaio (unico avvoltoio per ora nidificante in Puglia), del gufo reale, del nibbio bruno, del passero solitario ed ora di nuovo della cicogna nera. Ma non c’è più spazio. Per godere della vista e della storia naturale e umana di questi territori, il consiglio è rivolgersi all’Oasi LIPU della gravina di Laterza (https://www.facebook.com/OasiLipuGravinaDiLaterza – oasi.gravinadilaterza@lipu.it – tel. 339 331 1947) oppure all’Oasi WWF Monte S. Elia (https://www.facebook.com/Monte-SantElia-Oasi-WWF-1428825187352944 – trulliegravine@wwf.it – tel. 320 606 7922). Questo itinerario è dedicato all’amico e uomo della terra delle gravine, Lino Scarati, scomparso troppo presto.
Fabio Modesti