Il Governo ha impugnato la legge regionale che istituisce il Parco Naturale Regionale di Costa Ripagnola (e quello del Mar Piccolo) accogliendo gli esposti del Comitato de “I Gabbiani del Parco di Costa Ripagnola”. Ora si aprono diversi scenari ma le condizioni politiche ed i rapporti di forza tra interessi economici e volontà politiche non sembrano essere cambiati da luglio scorso ad oggi (la Repubblica-Bari, 22 novembre 2020)
La decisione del Governo di impugnare dinanzi alla Corte Costituzionale la legge regionale n. 30/2020 istitutiva del parco naturale regionale di Costa Ripagnola, non è giunta inaspettata. Ed ora che cosa potrebbe accadere? Ecco alcuni scenari.
Gli scenari
Il Consiglio regionale rimette mano alla legge rimuovendo le illegittimità evidenziate dal Governo e facendo così cessare il contenzioso. È un’eventualità non remota ma che potrebbe scontrarsi con interessi immobiliari, a partire dal progetto della società SERIM oggetto di inchiesta penale e di sequestro dell’area da parte della Procura di Bari, allora come ora in gioco su quel tratto di costa polignanese. Altro scenario potrebbe vedere un intervento decisivo della magistratura penale sul caso SERIM e forse addirittura sul procedimento che ha portato l’Assemblea regionale ad approvare una legge densa di tanti aspetti inquietanti tra cui la cartografia non corrispondente alle norme, alcuni emendamenti non inclusi nel testo di legge ma inseriti come note alla cartografia, la modificazione della zonazione facendo transitare proprio l’area del progetto SERIM immotivatamente da zona 1 a massima tutela a zona 2 dove poter realizzare proprio gli interventi ora censurati dal Governo Conte. Ed ancora, il Consiglio regionale decide di non decidere. La nuova Giunta regionale decide di non occuparsi della vicenda – anche se il nuovo assessore all’Ambiente, Anna Grazia Maraschio, non sembra avere il profilo di chi lascia incancrenire le cose – e la questione approda alla Corte Costituzionale con l’alea che contraddistingue gli esiti di ogni processo.
Le variabili
Tuttavia vi sono alcune variabili nella vicenda di Costa Ripagnola che in parte prescindono dal destino della legge regionale. In primo luogo, come detto, il procedimento penale avviato dalla Procura di Bari sul caso SERIM. La legge approvata ha sicuramente cercato di mettere una pezza alla questione introducendo una sorta di “sanatoria” di un progetto che non poteva e non doveva essere autorizzato dalla stessa Regione e dal Comune polignanese. Tant’è che, con resipiscenza inaspettata, la dirigente all’urbanistica di quel Comune, prima di lasciare l’incarico, ha avviato il procedimento, tutt’oggi non concluso, di annullamento in autotutela del parere di compatibilità urbanistica. La Regione non ha fatto altrettanto e sembra non abbia alcuna intenzione di farlo. Resta da vedere se la Procura barese concluderà le indagini in breve tempo.
I danni ancora possibili
Intanto la legge è vigente e le attività consentite potrebbero essere avviate. È il caso, ad esempio, di interventi per i quali le amministrazioni pubbliche coinvolte dichiarino il “pubblico interesse”. Secondo la legge istitutiva del parco, infatti, questi progetti proposti anche da privati, quali alberghi e lottizzazioni, potrebbero essere realizzati in deroga alle norme di tutela nelle zone 2 e 3 dell’area protetta contravvenendo, però, al Piano Paesaggistico approvato d’intesa con il Ministero dei Beni culturali che, invece, concede deroghe soltanto per “opere pubbliche” e di “pubblica utilità”. Autorevoli fonti regionali – che pure finora si erano espresse in modo più che critico sull’operato del Consiglio regionale – oggi minimizzano la portata dei motivi di impugnazione espressi dal Governo, ritenendo alquanto facile la positiva conclusione della vicenda senza arrivare al giudizio della Consulta. È più che ragionevole, però, interrogarsi su che cosa sia cambiato da luglio scorso ad oggi nei rapporti di forza tra le amministrazioni coinvolte e nell’assemblea regionale pugliese, tanto da far venir meno le condizioni che hanno determinato quelle norme. In realtà la legge che ha istituito il parco regionale di Costa Ripagnola contiene in sé la propria negazione poiché da norma di protezione della natura, del paesaggio e del territorio si è trasformata in un possibile cavallo di Troia con il quale far realizzare progetti che senza di essa non si sarebbero potuti realizzare.
Fabio Modesti