Quasi 500 progetti di impianti di energie rinnovabili all’esame del Ministero dell’Ambiente sul territorio pugliese ● Ma il Piano energetico regionale è ancora fermo al palo e di aree non idonee non se ne parla ● La politica regionale sembra aver chinato il capo di fronte all’insensato assalto
In copertina, localizzazione dell’impianto eolico off shore flottante denominato “Libeccio” della potenza di 930 MW proposto nel mare Adriatico tra Barletta e Bari
di Fabio Modesti
Al 15 settembre 2024 sono stati depositati presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) 498 progetti di installazione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (Fer) sottoposti a valutazione di impatto ambientale (VIA). Impianti che utilizzano quasi tutti sole e vento per produrre energia elettrica. Dei quasi 500 progetti, 7 sono per impianti eolici off shore (in mare), 217 per impianti agrivoltaici, 120 per impianti eolici on shore (a terra). Solo 32 hanno concluso l’istruttoria, altri 32 sono all’attenzione della presidenza del Consiglio dei Ministri per risolvere conflitti tra amministrazioni dello Stato (solitamente tra MASE e Ministero della Cultura), 24 sono in attesa del parere del Ministero della Cultura. 235 progetti, poco meno della metà del totale, interessano la sola provincia di Foggia. La potenza nominale della prima ventina di progetti, senza distinzione di fonte da utilizzare e di localizzazione, assomma a quasi 1.100 MW (più di 1 GW). Se consideriamo che l’obiettivo di produzione di energia da fonti rinnovabili assegnato alla Puglia entro il 2030 prevede ulteriori 7.387 MW (oltre 7 GW), il parco progetti in esame al MASE supera di numerose volte tale obiettivo. E la Puglia consuma energia da fonti rinnovabili in misura parecchio ridotta.
Il futuro del Piano energetico regionale
Di fronte a questi numeri si trovano gli uffici regionali, e poi la Giunta regionale ed il Consiglio regionale pugliese, nell’elaborazione ed approvazione del Piano energetico regionale (Pear) e nell’individuazione con legge, entro gennaio 2025, delle aree non idonee e delle aree idonee all’installazione degli impianti Fer. Numeri impressionanti che trasposti in un sistema informativo geografico (gis), con cui si riportano sul territorio con precisione le localizzazioni, determinano uno shock per chiunque. L’immagine della mappa elaborata dalla Soprintendenza speciale per il PNRR, aggiornata a gennaio 2024, pubblicata dal Corriere del Mezzogiorno – Puglia e che ripubblichiamo qui sotto, dovrà essere rielaborata e non poco. Il Pear ristagna ancora negli uffici della Regione, nessun dibattito pubblico è stato avviato ed è in corso un braccio di ferro tra gli assessorati all’industria e quello all’ambiente.
I progetti di potenziamento degli impianti Fer esistenti attraverso il cosiddetto revamping cominciano ad essere numerosi e prevedono la sostituzione soprattutto di torri eoliche installate una ventina di anni fa con nuove torri e nuove pale, in diminuzione nel numero complessivo ma con incremento sensibile di altezze anche oltre i 200 metri con relativi diametri dei rotori. Le platee di cemento armato conficcate nel terreno per decine di metri ed ampie quanto appartamenti da oltre 100 m2 non vengono però rimosse in violazione, peraltro, delle Linee guida per l’autorizzazione all’installazione di impianti Fer contenute nel decreto ministeriale Sviluppo economico e Ambiente del 2010, e le nuove platee per le torri alte otre 200 metri sviluppano almeno il doppio della cubatura. La cementificazione della Puglia rurale continua senza sosta.
È piovuta sui tavoli della Regione Puglia l’ultima versione dell’aggiornamento del Piano energetico ambientale regionale (Pear) messa a punto da un gruppo di lavoro composto da Arti (l’Agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione), Asset (l’Agenzia regionale per lo Sviluppo Ecosostenibile del Territorio) e dirigenti e funzionari di alcuni assessorati. Un documento di 160 pagine ricco di grafici, di tabelle e di dati che confermano come la Puglia non abbia particolarmente brillato nel raggiungimento degli obiettivi (ambiziosi, per usare un eufemismo) fissati a livello europeo e nazionale nel percorso di decarbonizzazione. È lo stesso documento a confermare che «nonostante i progressi registrati, va tuttavia sottolineato che la Puglia presenta una intensità energetica superiore alla media italiana, a causa del settore industriale che registra un dato largamente peggiore della media nazionale […] e che la regione si posiziona tra quelle con maggiori emissioni di CO2 a livello nazionale, rappresentando circa l’8% delle emissioni nazionali nel 2019». E questo nonostante la Puglia sia la maggiore produttrice di energia elettrica da fonti rinnovabili, dopo la Lombardia e produca il doppio dell’energia che consuma. Il precedente Pear era particolarmente spinto sulla produzione di energia da fonti rinnovabili (FER) con un forte sviluppo del cosiddetto “revamping”, il potenziamento degli impianti giunti a fine vita dopo 20-25 anni. Il nuovo Pear mutua acriticamente gli obiettivi “ambiziosi” di decarbonizzazione al 2030, con grosso rischio di non centrarli neanche stavolta: riduzione del 55% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990, riduzione dei consumi energetici del 9% rispetto allo scenario di riferimento 2020, copertura di almeno il 40% dei consumi energetici da fonti di energia rinnovabile (42,5%), capacità installata da FER addizionale di 7.387 MW rispetto al 2021. Tuttavia, rispetto all’apertura recentemente espressa dall’Italia verso il nucleare di ultima generazione, il nuovo Pear asserisce, senza alcuna motivazione ed alcun ragionamento, che «la Regione Puglia ribadisce sin d’ora la posizione contraria ad ospitare impianti alimentati ad energia nucleare nel proprio territorio». Se per quanto riguarda l’individuazione delle aree idonee, non idonee ed ordinarie per l’installazione di impianti FER, è tutto rinviato alla legge regionale che dovrà essere approvata entro gennaio 2025, per l’eolico offshore (in mare) il nuovo Pear rinvia ai Piani per la gestione degli spazi marittimi i quali, però, nulla dicono sulla materia ed anche per questo sono bloccati in sede di valutazione ambientale strategica (Vas) al Ministero dell’Ambiente. Ma sulla questione in Puglia si ha il caso di un’associazione ambientalista, Legambiente, schierata senza se e senza ma per gli impianti eolici a mare con una posizione anche in questo caso dogmatica. La bozza del nuovo Pear pugliese sarà discusso domani tra dirigenti ed esperti della Regione.