La Corte Costituzionale boccia alcune norme della Regione Toscana sul fotovoltaico a terra nelle aree rurali. L’individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti di rinnovabili va fatta dalle Regioni nel Piano energetico e nel Piano paesaggistico. La Puglia può stabilire nel nuovo Pear, ancora in elaborazione, dove non installare specchi e torri eoliche.
In copertina: distesa di impianti fotovoltaici industriali nella Tuscia laziale (foto Italia Nostra)
La Regione Toscana avrebbe voluto limitare la potenza degli impianti fotovoltaici a terra nelle aree rurali fino ad 8 MW per ciascun impianto e, per gli impianti fotovoltaici a terra di potenza superiore a 1 MW, avrebbe voluto che l’autorizzazione conseguisse ad una «previa intesa» con i Comuni interessati. Le relative disposizioni della legge regionale toscana (articolo 1, commi 1., 2. e 3. della legge n. 82 del 7 giugno 2020) sono state bocciate dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 177/2021 depositata il 30 luglio scorso. Le motivazioni della Consulta possono essere molto utili per Regioni, come la Puglia, che hanno ancora in fase di avvio l’aggiornamento del Piano energetico ambientale regionale (Pear). Il perché è presto detto.
Aree non idonee e limitazioni agli impianti solo nella pianificazione
Il Giudice delle leggi ha affermato che le Regioni possono fornire l’indicazione «in merito alla non idoneità di determinate aree ad accogliere la costruzione di impianti per la produzione di energie rinnovabili [quando essa] è espressamente riferita alla segnalazione di aree non idonee ”in relazione a specifiche tipologie e/o dimensioni di impianti”. Spetta, pertanto, all’atto di pianificazione individuare le incompatibilità di determinate aree, in relazione al tipo e alle dimensioni (e, dunque, anche alla potenza) degli impianti». E l’atto di pianificazione è, appunto, il Pear che in Puglia si sta tentando di aggiornare rispetto all’ultimo documento approvato risalente ad oltre 13 anni fa. La Consulta dice, ancora, che «le aree non idonee confluiscono, pertanto, nell’atto di pianificazione con cui le Regioni e le Province autonome “conciliano le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili, tenendo conto di quanto eventualmente già previsto dal piano paesaggistico e del necessario rispetto della quota minima di produzione di energia da fonti rinnovabili loro assegnata (burden sharing)”». Ora, per quanto riguarda la Puglia, come abbiamo già scritto più volte, la quota minima assegnata di produzione di energia da fonte eolica è stata abbondantemente superata, mentre quella per il fotovoltaico la si sta raggiungendo rapidamente e forse è già stata superata anch’essa.
L’occasione per la Puglia
L’individuazione delle aree non idonee all’installazione di impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, è quindi un passo molto importante da compiere nel Pear, mutuando, certamente, quanto già definito dal Piano paesaggistico pugliese (Pptr) ed ampliandone la portata. L’individuazione di aree non idonee, ricorda la Consulta, «non comporta un divieto assoluto, bensì serve a segnalare “una elevata probabilità di esito negativo delle valutazioni, in sede di autorizzazione” e, dunque, ha la funzione di “accelerare” la procedura», così come previsto dalle Linee guida nazionali per l’autorizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. L’elaborazione del Pear in Puglia, quindi, potrebbe consentire di mettere finalmente in chiaro quanto territorio la Regione intenda cedere alla marea di richieste di installazione di impianti industriali eolici, fotovoltaici ed anche agrivoltaici, questi ultimi forse più inquietanti degli altri. Lo stesso Pear può essere lo strumento più corretto, come giustamente pone in risalto la Consulta, insieme al Pptr, per agire nella materia sempre scivolosa delle rinnovabili senza avventurarsi in soluzioni legislative che, come vediamo nel caso della toscano, possono infrangersi contro l’illegittimità costituzionale. Il Consiglio regionale dovrà approvare definitivamente il Pear aggiornato ma già da ora i consiglieri più attivi sul fronte delle “rinnovabili sostenibili” potrebbero sollecitare la Giunta regionale ad adottare il documento da sottoporre alle valutazioni ambientali e politiche. Prima che l’ubriacatura irresponsabile – e forse non del tutto disinteressata – da rinnovabili si diffonda.
Fabio Modesti