Le amministrazioni comunali italiane non sanno più come arginare l’insediamento di impianti industriali di rinnovabili dovunque e comunque ● Il grido di aiuto dalla Puglia alla Sardegna ● Eppure qualche strumento di resistenza si può utilizzare
Impianto fotovoltaico a Veglie (LE) – foto ©Fabio Modesti
Diventa sempre più difficile per i Comuni italiani dire la propria in merito all’installazione di impianti industriali per la produzione di energia da fonti rinnovabili, in particolare eolici e fotovoltaici. Ora anche agrivoltaici. La furia rinnovabilista non riconosce le autonomie locali e il dibattito pubblico sullo sviluppo industriale dell’energia dal vento e dal sole non ha sede nelle comunità locali. Anche se il decreto ministeriale ambiente del 21 giugno scorso, che disciplina l’individuazione di superfici e aree idonee per l’installazione di impianti a fonti rinnovabili (FER), stabilisce la partecipazione degli enti locali alla definizione di tali aree, le Regioni non sembrano aver accolto per ora l’invito. Il decreto prevede che le stesse Regioni debbano stabilire con legge entro gennaio 2025 le aree idonee, quelle non idonee e quelle ordinarie all’installazione di impianti FER. Ad oggi sembra che la Toscana sia stata quella che si è portata più avanti nel lavoro (con una decisione della Giunta regionale del 5 agosto scorso) stabilendo «di impegnarsi a proporre entro il 30 novembre 2024 al Consiglio regionale una proposta di “Legge regionale per la transizione energetica”; di ritenere gli Enti Locali Toscani compartecipi degli obiettivi di transizione energetica regionali ed a tal fine assicurare il loro opportuno coinvolgimento attraverso l’attivazione di processi di co-programmazione che prevedano momenti di confronto rispetto alle proposte tecniche di individuazione delle aree idonee e non idonee elaborate dal Tavolo di Coordinamento Tecnico di cui ai successivi punti; di procedere, stante la necessità e l’urgenza, all’immediato coinvolgimento degli Enti Locali ai fini della definizione del quadro conoscitivo di partenza propedeutico alla elaborazione degli scenari; di procedere, parallelamente alla elaborazione del percorso di cui ai precedenti punti, ad una più ampia revisione della strategia energetica regionale».
La Sardegna e la Puglia
La Sardegna ha scelto una linea più dura approvando una legge regionale di moratoria (la legge regionale n. 5/2024) dell’installazione di impianti industriali di rinnovabili fino alla definizione delle aree idonee e non idonee. Il governo ha impugnato la norma di moratoria davanti alla Corte costituzionale che si esprimerà anche sulla richiesta di sospensiva. E la Puglia, che con la Sardegna è destinataria della maggiore superficie da concedere ad impianti eolici e fotovoltaici? La Puglia per ora sonnecchia. Una bozza dell’aggiornamento del Piano energetico regionale (Pear) è in fase di discussione tra gli uffici così come lo è il disegno di legge per l’individuazione delle aree idonee, di quelle non idonee e di quelle ordinarie. In tutti e due i casi le distanze tra gli assessorati regionali coinvolti (Ambiente e Sviluppo economico) sono notevoli ma in Commissione competente ed in Aula si potrebbe creare un fronte unico tra maggioranza e quasi tutta l’opposizione per dare il via libera a quante più aree idonee possibile. Un colpo ferale per il territorio e per il paesaggio pugliese.
Alcune notizie positive
Nonostante tutto, alcune notizie positive ci sono. Il 13 e 14 settembre scorso si è svolta a Cisternino (BR) la seconda edizione del “Festival delle penne libere” dedicata all’energia ed alle rinnovabili. Gli organizzatori hanno messo a confronto, nelle varie piazze della cittadina brindisina, posizioni diverse, anche opposte, e ne sono scaturiti dibattiti interessanti e vivaci che hanno consentito alla popolazione che ha voluto seguirli di avere qualche informazione in più. I video di tutti i panel del Festival sono disponibili qui. Il 19 settembre scorso il Comune di Veglie ed il GAL “Terre d’Arneo” hanno ospitato il master post laurea “URBAM Urbanistica per l’amministrazione pubblica” dell’Università degli Studi La Sapienza di Roma. Il Master sta dedicando una parte degli incontri alla pianificazione energetica e nel corso del convegno a Veglie diversi Sindaci dei Comuni salentini hanno evidenziato senza mezzi termini come il loro territorio sia in preda ad un’aggressione irrefrenabile di impianti industriali FER e non sanno come fare ad opporsi visto che i procedimenti di valutazione ambientale e di autorizzazione unica prescindono dagli enti locali. Eppure una strada, per quanto perigliosa e non priva di accidenti, c’è e si chiama pianificazione urbanistica aggiornata che definisca aree da destinare agli impianti FER ed aree da preservare. Tre anni fa abbiamo raccontato il caso del Comune di Volturino in provincia di Foggia che ha affrontato in questo modo l’assalto vincendo anche il giudizio al TAR Puglia. Il Consiglio di Stato ora dovrà decidere definitivamente sulla legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale dei Monti Dauni ma l’esercizio di una prerogativa costituzionale, la pianificazione urbanistica comunale, va sempre attivato.
©Riproduzione riservata – È vietata l’utilizzazione di testi ed immagini di questo blog per allenare intelligenza artificiale