Dopo anni di attesa l’esecutivo pugliese si pone l’obiettivo del riordino della normativa regionale in materia di aree protette e biodiversità, istituendo un Tavolo tecnico di studio. In Italia vi sono altri esempi regionali virtuosi in questo senso, come quello del Piemonte (da Villaggio globale 29 gennaio 2019)
di Fabio Modesti
Una buona notizia per la Puglia: finalmente si avvia il processo per giungere ad Testo Unico in materia di aree protette e tutela della biodiversità. Dopo anni in cui gli esperti del settore si sono sgolati chiedendo una disciplina organica per la conservazione della natura, l’attuale Assessore alla Pianificazione Territoriale, con competenza anche in questa materia, Alfonsino Pisicchio, ha rotto il ghiaccio.È infatti del 22 gennaio scorso la deliberazione della Giunta regionale n. 50 con la quale l’esecutivo pugliese si pone l’obiettivo del riordino della normativa regionale in materia di aree protette e biodiversità, istituendo un Tavolo tecnico di studio. Un obiettivo strategico importante quello pugliese, che colma un vuoto tuttora presente, ad esempio, a livello nazionale dove la Legge quadro sulle aree protette (la n. 394 del 1991) non riesce a dialogare con gli obiettivi e con i provvedimenti derivanti dall’applicazione della normativa comunitaria in materia di tutela della biodiversità, con in testa le Direttive 79/409 («Uccelli») e 92/43 («Habitat»).In Italia vi sono altri esempi regionali virtuosi in questo senso, come quello del Piemonte.
“La speranza è che questa rinnovata attività della Regione, attraverso la caparbietà dell’Assessore Pisicchio, possa dare ulteriore slancio agli obiettivi rilevanti di protezione della natura, razionalizzando i procedimenti amministrativi ed assicurando certezza applicativa a disposizioni determinanti per il corretto sviluppo del territorio.”
Si tratta di rendere coerente la complessa normativa relativa all’istituzione ed alla gestione delle aree protette (in Puglia la
legge regionale n. 19 del 1997) con quella afferente alla tutela della biodiversità finora affidata ad una serie di Regolamenti regionali che, in quanto atti amministrativi e non legislativi, sono peraltro spesso oggetto di impugnazioni dinanzi al Tribunale Amministrativo Regionale.
Un’attività che dovrà essere necessariamente improntata ad un equilibrato rapporto con le competenze esclusive dello Stato in materia di tutela della biodiversità, ma che dovrà «buttare il cuore oltre l’ostacolo» per superare spinte regressive pure sempre presenti quando si affrontano argomenti così sensibili. Per ora, bene così.