Fissata l’udienza davanti alla Consulta sull’ultima proroga del Piano casa pugliese avvenuta con la legge n. 38 del 2021. I rischi anche per la nuova legge sul Piano casa approvata dal Consiglio regionale ad agosto 2022
In copertina, un fantastico esempio di abusivismo edilizio a Sant’Eufemia d’Aspromonte nel 2004 – foto ©Fabio Modesti
di Fabio Modesti
La Corte costituzionale ha fissato al 29 novembre prossimo l’udienza per valutare se l’ultima proroga del Piano casa pugliese, adottata con la legge n. 38 del 30 novembre del 2021, sia o meno in contrasto con la Costituzione “più bella del mondo”. Evidentemente per il legislatore regionale, trascinato da alcuni consiglieri di maggioranza, con il sostegno di tutta l’opposizione ed il sostanziale accordo della Giunta, non lo è. Di diverso avviso il governo che ha impugnato le norme pugliesi eccependo una serie di illegittimità costituzionali. Secondo Palazzo Chigi la proroga dei termini per l’attuazione della legge regionale sul Piano casa (la n. 14 del 2009) vìola «gli articoli 9 e 117, primo e secondo comma, lettera s), della Costituzione, rispetto ai quali costituiscono norme interposte la legge n. 14 del 2006, di recepimento della Convenzione europea sul paesaggio, e gli articoli 135, 143 e 145 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, dell’art. 117, comma 3, della Costituzione, per contrasto con i principi fondamentali statali in materia di governo del territorio stabiliti dall’art. 41-quinquies della legge n. 1150 del 1942, come attuato mediante il decreto ministeriale n. 1444 del 1968, dall’art. 2-bis del decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 e dall’art. 5, comma 11, del decreto-legge n. 70 del 2011 e del principio di leale collaborazione». Ancora, secondo il governo, «[…] con la legge regionale in esame, a più di dieci anni dall’emanazione della legge regionale pugliese sul piano casa, la Regione interviene ora con le norme richiamate al fine di prorogare la portata di misure straordinarie per un ulteriore anno, estendendone inoltre l’applicabilità anche a edifici di recentissima costruzione. Il legislatore regionale consente a priori interventi edilizi di ampliamento volumetrico in deroga agli strumenti urbanistici pur in assenza delle finalità sociali e ambientali perseguite dalle norme statali assentendo premialità gratuita e fine a sé stessa».
Il possibile effetto trascinamento
La pronuncia della Corte costituzionale, che giungerà attorno a fine anno, potrebbe avere effetti anche sulla recente legge regionale che ha inteso sostituire, ma poi mica tanto visto che consente alle istanze presentate prima del 29 luglio 2022 di usufruire della legge regionale n. 14/2009, la disciplina pugliese sul Piano casa. Infatti, con la legge n. 20/2022 entrata in vigore il 12 agosto scorso, il Consiglio regionale ha inteso rielaborare in modo coordinato, e non più mediante proroghe della legge del 2009, gli interventi sul patrimonio edilizio esistente. Il rischio è però che la toppa sia peggiore del buco che si è voluto coprire perché le norme uscite dall’Assemblea pugliese sono in più punti ancora censurabili dal punto di vista delle competenze fissate dalla Costituzione. Entro metà ottobre il governo dovrà esprimersi sulla questione ed, eventualmente, proporre ulteriore ricorso alla Consulta. Sta di fatto che gli effetti della legge di novembre 2021 si sono prodotti sul territorio e le amministrazioni comunali, nonché i relativi dirigenti, si sono affidati alle disposizioni regionali concedendo autorizzazioni sulla base della proroga delle norme sul piano casa che la Consulta dovrà valutare il 29 novembre prossimo. E le sentenze della Corte costituzionale hanno effetto retroattivo a meno di diverso avviso dei giudici della Consulta. È possibile che non pochi brividi scorrano nelle spalle dei dirigenti comunali.
