Editoriale Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 29 giugno 2024
di Fabio Modesti
Tra i paradossi più interessanti, come ad esempio quello famoso di Schrödinger (un gatto chiuso in una scatola con una pistola attivabile dalle radiazioni di un atomo di uranio del quale, però, non si può sapere quando emetterà radioattività attivando la pistola e uccidendo il gatto), ora c’è anche quello delle aree a verde a Bari. Infatti, con un piano regolatore ormai vetusto (1976) ed una proiezione demografica fatta allora totalmente sballata (630.000 abitanti nel 2011), Bari si ritrova con una dotazione standard di verde urbano per abitante sovrabbondante. Lo certifica il TAR Puglia nella sentenza pubblicata il 20 giugno scorso con la quale è stato rigettato il ricorso di una serie di associazioni contro la realizzazione della cittadella della giustizia nell’area delle ex casermette Capozzi e Milano, nel quartiere Carrassi. L’area destinata alla cittadella della giustizia è tipizzata dal PRG vigente come “verde urbano di quartiere” e si è resa necessaria una variante urbanistica, sottratta a qualsiasi procedura di valutazione ambientale, per attuare il progetto edificatorio pubblico. Uno dei cardini del ricorso al TAR era proprio la violazione degli standard urbanistici relativi alle aree a verde pubblico. I giudici amministrativi dimostrano che quell’«indicazione programmatica del P.R.G. […] di fatto non ha trovato mai concreta attuazione». Il calcolo degli standard per le aree a verde urbano va effettuato sull’intero complesso della città costruita, identificata come “Aree Centrali” (escludendo dal novero i municipi di Carbonara, Ceglie, Santo Spirito, Torre a Mare). Ne deriva che «se si considera che la popolazione residente a Bari è di 321.600 (cioè inferiore di 35.100 persone rispetto a quella residente all’epoca della redazione del P.R.G. del 1976), si desume che il verde necessario per rispettare le previsioni del P.R.G. è inferiore di 38,61 ettari rispetto a quella necessaria nel 1976» e che « […] rispetto alla popolazione attualmente residente nelle “Aree Centrali” indicate nel P.R.G., sussiste un esubero di aree a verde di 130 ettari». Affoghiamo nel verde e non ce ne accorgiamo. Ciò induce almeno due riflessioni (amare): la prima è che produrre un piano urbanistico sovradimensionato “conviene” sempre perché, com’è accaduto a Bari anche con il Piano casa, le aree a standard da sacrificare sono più che abbondanti. La seconda è che il verde vero, quello di qualità che rende una città del meridione più vivibile anche con 40 gradi ed in grado di adattarsi ai tanto paventati cambiamenti climatici, forse ce lo possiamo scordare.
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