(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 11 dicembre 2019)
Foresta di Mercadante, circa 1.400 ettari di conifere piantate negli anni ’20 del secolo scorso per difendere Bari dalle alluvioni che l’avevano drammaticamente colpita più volte. Un intervento di sistemazione idraulica accompagnato dalla realizzazione del canale scolmatore del Picone che ha salvato il capoluogo convogliando a mare le acque meteoriche che provengono dalla Murgia. Ad oltre 70 anni dalla piantumazione, Mercadante sta vivendo una nuova fase che sfugge agli occhi del visitatore superficiale. Lo “sfogatoio” dei baresi per andare a fare sport o per un pic-nic all’aria aperta, sta divenendo uno straordinario ecosistema complesso. Non più oltraggiate da incendi da molti anni e con una fruizione di fatto poco invadente poiché concentrata in alcuni punti, pinete e cipressete stanno pian piano lasciando il passo ad una vegetazione più evoluta e, si direbbe, climax, cioè definitiva, ottimale. Se con gli incendi boschivi le pinete mettono in atto strategie di sopravvivenza disperdendo i semi dalle pigne che esplodono, senza incendi e senza carico di bestiame al pascolo il rinnovamento vegetale è tutto in favore di leccio, quercia spinosa, roverella, viburno, lentisco, terebinto ed altro ancora. Una complessità ecologica del tutto spontanea che sta rendendo Mercadante straordinariamente importante ben oltre la sua funzione originaria. Ciò avviene grazie soprattutto ad un’attenta gestione che ha accompagnato i processi evolutivi naturali. Un presidio antiinquinamento al servizio dei territori urbani nel quale la natura svolge egregiamente il proprio mestiere.
Fabio Modesti