Nei tesori in fondo al mare l’altra faccia di Taranto

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(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 20 novembre 2019)

 

Cerianthus nel Mar Piccolo di Taranto (Foto Cataldo Pierri)

 

Una Taranto diversa c’è, oltre l’ILVA e gli insediamenti industriali ad alto rischio, relitta ma sempre pronta a riprender fiato. La capitale della Magna Grecia, il giardino paradisiaco dei viaggiatori del ‘700, mostra tesori naturali a dispetto dei veleni. La riserva naturale regionale orientata di Palude La Vela è uno di questi. Un seno del mar piccolo, una sorta di fotografia della Taranto di almeno due secoli fa. Tra il fiume carsico Cervaro (toponimo che indica la valenza naturalistica del passato) ed il canale d’Aiedda (che crea non pochi problemi per la gran quantità di nutrienti che sversa), questo piccolo angolo di Paradiso ospita popolazioni di uccelli migratori che guardano di fronte il mostro d’acciaio ed è assolutamente da visitare. L’Amministrazione comunale di Taranto lo custodisce con il WWF. Escursioni in canoa, piccoli trekking, capanni di avvistamento dell’avifauna, un ecomuseo realizzato con il Dipartimento di Biologia dell’Università di Bari, l’antico convento dei Frati Battendieri – dove dalla fine del XVI sec. si “battevano” i sai di lana dei Frati Cappuccini di Taranto per rassodarli -, tutti obiettivi obbligatori di visita. Così come tutto il mar piccolo è da vedere, oggi protagonista di una delle più grandi operazioni di disinquinamento in Europa, con i fondali oltraggiati da rifiuti e residui chimici ma ancora ricchi di cenosi straordinarie tra spugne, cavalucci marini – la popolazione più ricca del Mediterraneo occidentale – e pinna nobilis. Pare che la parola d’ordine degli ecosistemi da queste parti sia “ora e sempre resilienza”.

Fabio Modesti

Sabella spallanzanii nel Mar Piccolo di Taranto (Foto Cataldo Pierri)

 

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