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La norma impugnata – Ricci e ambiente, l’esempio sardo

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 22 giugno 2023, pag. 1

di Fabio Modesti

La paventata impugnazione da parte del governo della legge regionale pugliese (proposta dal consigliere regionale Paolo Pagliaro) per la tutela dei ricci di mare si è materializzata nella seduta del Consiglio dei Ministri del 15 giugno scorso. Le motivazioni alla base del ricorso dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, su proposta del Ministro agli Affari regionali, il leghista Calderoli, sono per lo più incentrate sull’incompetenza della Regione in materia di “tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali” che l’articolo 117, secondo comma, lettera s) della Costituzione assegna in via esclusiva allo Stato. Ma è anche una delle tre competenze esclusive dello Stato (le altre sono l’organizzazione della giustizia, limitatamente a quella di pace, e l’istruzione) che la Regione Puglia potrebbe chiedere come delega allo Stato secondo la stessa Carta costituzionale e secondo la disciplina sull’autonomia differenziata messa a punto proprio dal Ministro Calderoli. Le questioni in ballo nell’impugnativa della legge per la tutela dei ricci di mare, sono anche altre a partire dalla definizione di “acque territoriali pugliesi” cui la legge regionale fa riferimento. Un concetto molto discusso a livello dottrinale. Dal punto di vista giuridico, infatti, esistono le acque territoriali italiane che si estendono fino alle 12 miglia dalla costa. Alcuni costituzionalisti ritengono, però, che sia legittimo parlare di acque territoriali regionali per la stessa superficie, stante l’attuale impalcatura costituzionale-istituzionale soprattutto dopo la modifica del 2001 del Titolo V della Costituzione. Peraltro la Consulta, come riconosce lo stesso Ministero degli Affari regionali nella relazione con cui è stata chiesta l’impugnativa della legge pugliese, non ha avuto un orientamento univoco nel precludere la legislazione regionale al mare aperto. E, come abbiamo ricordato a novembre scorso sempre sul Corriere del Mezzogiorno, una norma della Regione Sardegna – certo, Regione a Statuto speciale – che vietava la pesca dei ricci di mare per tre anni non è stata impugnata. Senza moratoria pluriennale della loro raccolta, i ricci di mare rischiano di sparire dai fondali pugliesi perché le azioni di riproduzione in cattività o di disseminazione non funzionano. Se il governo è convinto dell’incompetenza regionale in questa materia, adotti provvedimenti dello stesso tenore per il mare pugliese. In ogni caso la legge è ancora in vigore ed è possibile per la Puglia affrontare il dibattimento in Corte costituzionale senza essere perdente in partenza.

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