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La norma che non convince – Una Regione all’ultima duna

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia, 26 agosto 2023, pag. 1

di Fabio Modesti

Il disegno di legge regionale di disposizioni per la formazione del bilancio 2023 è entrato in Aula consiliare, a fine anno scorso, con 36 articoli ed è divenuto un corpaccione normativo grande 4 volte di più. Tra gli emendamenti approvati in Commissione consiliare vi è quello proposto dal gruppo del PD che modifica una norma precedente (del 2015) con la quale si era inteso sottrarre i cordoni dunali alle concessioni per i lidi balneari. La nuova norma, l’articolo 66 della legge regionale pugliese n. 32/2022, consente di estendere le concessioni demaniali anche ai cordoni di dune limitatamente all’applicazione delle disposizioni del Piano paesaggistico regionale (Pptr) il quale prescrive si possano realizzare pedane di scavalco delle dune e strutture rimovibili a difesa delle stesse ma anche la «ristrutturazione degli edifici legittimamente esistenti e privi di valore identitario, con esclusione di interventi che prevedano la demolizione e ricostruzione […]». Alcune riflessioni si pongono. Introdurre in Commissione consiliare, da parte della principale forza di maggioranza, un emendamento del genere ad un disegno di legge della Giunta regionale appare quantomeno strano. Sembra quasi fatto di soppiatto. A motivare l’emendamento i consiglieri del PD hanno portato anche il fatto che i Comuni non riescono, con le proprie risorse, a tutelare le dune costiere. Ma, nella stessa legge, è presente una norma, il successivo articolo 67, introdotto con emendamento del M5S in Aula, rubricata “Contributi ai comuni per interventi di tutela dei cordoni dunali” che stanzia 100mila euro per il 2023. La Giunta regionale avrebbe dovuto, entro marzo scorso, stabilire criteri per la loro concessione, quantità e modalità di richiesta ma non se ne ha notizia. Ma poi basta farsi un giro delle coste pugliesi per capire quanti Comuni hanno utilizzato fondi europei per realizzare interventi di salvaguardia e consolidamento delle dune con ingegneria naturalistica, comprese le passerelle sopraelevate di passaggio. Non che i privati non possano e, per certi versi, non debbano fare la loro parte. Motivare la modifica di una norma di tutela di habitat così delicati come i sistemi di dune costiere con la considerazione che i Comuni non siano in grado di farlo, suona fuori luogo. Soprattutto se il governo regionale non ottempera alle proprie leggi ed al proprio Piano paesaggistico che “auspica” progetti «finalizzati al mantenimento e all’eventuale recupero dell’assetto geomorfologico, paesaggistico e della funzionalità e dell’equilibrio eco-sistemico […] ed al rifacimento dei cordoni degradati».

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