In ricordo di Vittorio Gualdi

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Ci ha lasciati una delle figure di eminenza della gestione forestale. La grande esperienza in Foresta Umbra e la cattedra di Selvicoltura ed Assestamento forestale all’Università di Bari tra le più prestigiose in Italia. Poi, anche i ricordi personali (la Repubblica-Bari del 20 maggio 2020)

ittorio Gualdi ci ha lasciati. Il professore di Selvicoltura ed Assestamento forestale dell’Università di Bari ha lasciato un vuoto difficilmente colmabile. Gualdi ha avuto una vita molto articolata e densa di esperienze professionali ed umane. Napoletano d’origine, figlio della borghesia intellettuale progressista, il destino sta forse pure nel cognome: Gualdi è etimo di origine germanica e deriva da Wald (foresta in tedesco) e di questo ne andava fiero. Laureatosi in scienze forestali, approdò al Ministero dell’Agricoltura per occuparsi di sistemazioni montane di cui divenne dirigente apicale. Nell’Italia del dopoguerra il territorio già malmesso divenne oggetto di importanti interventi contro il dissesto idrogeologico con i fondi della Cassa per il Mezzogiorno. I progetti di Gualdi erano all’avanguardia ed avevano grande attenzione per gli ecosistemi naturali e per il paesaggio. La loro realizzazione da parte di altri in molti casi li ha violentati. Il suo pallino era la conoscenza profonda delle relazioni naturali e di queste con gli esseri umani.

L’esperienza a Foresta Umbra

E così ha gestito per il Corpo Forestale dello Stato, poco più che trentenne tra il 1964 ed il 1973, il compendio di Foresta Umbra sul Gargano ed il promontorio ha costituito la sua casa del cuore. Nei dieci anni passati a dirigere e gestire Umbra, il nemus garganicus è stato ampliato in favore del Demanio dello Stato e difeso. Raccontava spesso dei suoi rapporti con i pastori con i quali era riuscito a definire un codice di comunicazione e di comportamento che ha consentito la gestione sostenibile del pascolo ai margini del bosco e non più al suo interno. Lì ha introdotto, per primo in Europa, i tagli di rinnovazione forestale su piccolissime superfici per adattare l’attività selvicolturale all’ecosistema.

La cattedra universitaria

Grazie a lui, la cattedra di selvicoltura ed assestamento forestale di Bari è stata tra le più importanti del Paese. Pretendeva da se stesso, dai suoi studenti e dagli altri il massimo dell’apertura mentale e del rigore metodologico. L’essere autenticamente socialista e la sua certezza nello Stato, forgiati nel milieu familiare e culturale, impattavano con il disastro della pubblica amministrazione cui assistiamo ancora oggi. Nonostante questo ha prodotto e lavorato fino all’ultimo raccontando la storia della gestione forestale nel Mediterraneo.

Fabio Modesti

Foto Fabio Modesti

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