Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 6 gennaio 2023, pag. 1
di Fabio Modesti
I Piani pandemici sono pezzi di carta oppure documenti fondamentali per non ricadere nella drammatica situazione pandemica di tre anni fa con il Covid-19? La domanda non è di poco conto all’aumentare del rischio di nuove ondate di infezione dovute al virus Sars-Cov-2 con la scelta cinese di rinunciare all’impopolare politica del “Covid zero” facendo correre il virus dentro e fuori quel Paese, seguita dalla decisione dell’Ue di effettuare tamponi per chi vola dalla stessa Cina. Parliamo di Piani pandemici perché devono essere elaborati a livello nazionale ed a livello regionale. Ed il compito a casa è stato svolto. La Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera a quello nazionale nel gennaio 2021 e la Regione Puglia ha approvato il suo circa un anno dopo. Poi? Nulla che si sappia della loro attuazione. Eppure il livello critico dimostratosi impietosamente durante la pandemia è stato proprio quello della comunicazione e dell’informazione, a livello di cittadini ma anche scientifico. Nessuno dimentica le versioni contraddittorie sulla portata del virus nelle trasmissioni televisive, sui giornali e sui social media. Si dirà che il caos era determinato dall’inaspettato arrivo del Sars-Cov-2. Ma un piano pandemico nazionale anti influenzale esisteva fin dal 2006, aggiornato (si fa per dire) nel 2016. E pure a livello pugliese ne esisteva uno disponibile sul sito web ufficiale della Regione proprio all’inizio della pandemia, poi scomparso. Quindi, inaspettata la pandemia non poteva essere perché l’OMS aveva sollecitato i Paesi membri a dotarsi dei Piani dopo l’epidemia di Sars diffusasi nel solo oriente all’inizio di questo secolo. Eppure, tutti impreparati. Oggi, quanto siamo preparati? L’ordinanza del nuovo ministro della Salute, Orazio Schillaci, con cui ha imposto il tampone antigenico per chi arriva dalla Cina, è una misura di base, banale, ovvia ma giusta. E lo doveva essere anche all’inizio a fine 2019, quando arrivavano le prime scarne notizie di morti e ricoveri dalla Cina. Invece questa misura fu adottata con oltre un esiziale mese di ritardo. Ma la popolazione, invece, quanto è informata, non allertata, ma informata al di là dell’ormai, divenuta litania, ennesima dose di vaccinazione? E qual è il livello di informazione dell’opinione pubblica su come si sta attrezzando la sanità pubblica pugliese nel caso in cui dovesse tornare un’ondata infettiva significativa? Di più, che cosa prevede e che cosa viene comunicato dal Piano pandemico regionale anti influenzale in merito alla possibile diffusione di influenza aviaria? Sappiamo che vi sono stati alcuni focolai in Puglia ma poi più nulla. Informazione zero.