Corriere del Mezzogiorno del 20 aprile 2022, pp. 1, 10
di Fabio Modesti
Un po’ come i no-vax pentiti, un po’ come Saulo “fulminato” dalla conversione sulla via per Damasco. Ogni giorno personaggi politici di livello nazionale e regionale si convertono allo sviluppo di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili “dovunque e comunque”. A cominciare da Emma Bonino che non molto tempo fa, per +Europa, ha organizzato un seminario on-line per discutere l’opportunità di evitare questa deriva che oggi invece invoca, per proseguire con il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che alcune settimane fa si è esposto in Consiglio regionale nella difesa del mare davanti alle coste salentine adriatiche contro l’impianto eolico off-shore di Odra Energia ed oggi, ai microfoni di Sky Tg24, dice che saranno sbloccati i progetti per le rinnovabili “facendo sacrifici in termini di paesaggio”. Posizioni che fanno il paio con le dichiarazioni contro la “burocrazia malvagia” che bloccherebbe in Puglia oltre 400 progetti. Progetti che aumentano di giorno in giorno sulle scrivanie di Province, Città Metropolitana di Bari e Regione Puglia nonché su quelle del Ministero della Transizione ecologica che ha ormai competenza su gran parte di essi. Carlo Calenda, fondatore e segretario di “Azione” al quale +Europa è federata a livello parlamentare, ha proposto un piano per affrontare l’emergenza nel quale le rinnovabili hanno un ruolo ancellare. Propone Calenda «9,5 mld di metri cubi di gas sostituti da pieno uso della potenza installata delle centrali carbone. 5 da navi di rigassificazione e 10 da contratti con paesi produttori mediterraneo e Tap». Sulle rinnovabili dice a chi l’accusa di non essere riformista, «amici o la Russia o il clima. Tutte e due non si può» e che «per quelli che dicono tutte rinnovabili: che ci serve una fonte non intermittente ovvero: gas, carbone o nucleare». Insomma, il realista e riformista Calenda non si copre gli occhi e le orecchie e ben comprende che le rinnovabili hanno problemi intrinseci nell’assicurare energia elettrica 24 ore su 24 oltre che problemi di approvvigionamento di terre rare e di metalli critici oggi a totale appannaggio della Cina alleata di Putin. Ma le Regioni, Puglia in testa, non fanno quel che devono che non è tanto sbloccare a testa bassa i progetti di privati che introitano onerosissimi sussidi pubblici per vendere energia elettrica intermittente, ma pianificare la produzione energetica individuando le aree da tutelare dall’insediamento degli impianti dando certezza alle imprese private ed agli enti locali sempre più lasciati soli. Pianificare e programmare sono ormai verbi difettivi da molti anni, erroneamente attribuiti a visioni dirigistiche mentre sono frutto dell’esperienza di culture liberali e realmente liberiste nelle quali libertà senza responsabilità non può esistere. La responsabilità comporta che si debba rispondere di quel che si fa ai cittadini elettori/contribuenti. In definitiva, una situazione che sembra meglio evitare.