La corsa ad insediare stabilimenti balneari in zone sensibili come il tratto di costa a su di Bari, tra Mola di Bari e Polignano a Mare, determina una perdita secca del patrimonio ambientale e paesaggistico.
di Chiara Mattia – I gestori di spiagge in allarme per le concessioni troppo care. Ma quanto cara è in termini ambientali la loro attività? Basta farsi una passeggiata sulla costa a sud di Mola di Bari, da Cozze a San Vito. Sono sorti resort con spiagge posticce ottenute colando cemento sugli scogli per renderli lisci e versandoci sopra sabbia di fiume.
Il tutto a scapito dei microhabitat che in ogni pozzetta marina si formano e della vegetazione costiera, salicornia, gigli e finocchio di mare, graminacee selvatiche quali lagurus ed aegilops, e quant’altro. Scendendo da Cala Fetente e proseguendo verso sud, è un susseguirsi di bellezze pugnalate, per non parlare dell’abbondante innaffiata a base di “secca tutto” il re dei diserbanti, il famoso glifosate, sparso sugli scogli a pochi metri dal mare al di fuori del Club Adriatico. Nessuno controlla, nessuno si accorge di niente…
Tutto per facilitare la vita dei clienti che troveranno spiagge tropicali finte, con sdraio e finti ombrelloni africani fatti con finta paglia che sfilacciandosi contribuirà ad arricchire il mare di microplastiche.
Ma il prezzo che la collettività paga è doppio poiché quest’anno l’unico accesso ancora aperto nei pressi del camping Ripagnola è stato sbarrato con un bel new jersey in cemento impedendo a tanti di godere di una delle coste più belle della provincia di Bari, non facile da raggiungere ma proprio per questo salvaguardata. Lo scorso anno l’area agricola utilizzata come parcheggio è stata più volte interessata da incendi dolosi mirati a eliminare la macchia a olivastro, carrubo e lentisco. Ma altri potenzialmente impattanti progetti sono in agguato a scapito dell’ambiente costiero.