Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 15 settembre 2022, pag. 2
di Fabio Modesti
Attenzione ai nostri boschi. Il possibile razionamento energetico che ci attende e la fame di energia che abbiamo rischia di mettere a dura prova anche i boschi pugliesi. Quelli, pochi ma ecologicamente importantissimi, della regione meno boscata d’Italia. D’altra parte tra le fonti rinnovabili per produrre energia elettrica (che ricordiamo rappresenta un quinto del fabbisogno energetico totale) vi sono anche le biomasse i cui impianti utilizzano preferibilmente materiale legnoso. Una tecnologia poco diffusa nel sud Italia e che in Puglia non è ancora decollata. Alcuni impianti ipotizzati (su tutti quello che sarebbe dovuto sorgere a Santeramo in Colle, in provincia di Bari) non si sono ancora realizzati. Non ancora, appunto. Non di rado la realizzazione di progetti di gestione boschiva, soprattutto di imboschimenti di conifere realizzati 50 o più anni fa che vengono “diradati” per far posto alla vegetazione naturale, vede una quantità di piante tagliate molto superiore a quella autorizzata. Nella maggior parte dei casi quei tronchi vanno ad alimentare centrali a biomasse. La questione non è di poco conto perché se qui da noi in Puglia il fenomeno ha dimensioni contenute pur se rilevanti, in Paesi in cui la superficie e la qualità boschiva è più elevata (ad esempio in Romania ed in Bulgaria) si sta assistendo ad una vera e propria depredazione legale e non. E che la questione non sia di poco conto ce lo dice il fatto che il Parlamento europeo è chiamato a decidere, nella sessione plenaria in corso, se mantenere i sussidi a questo tipo di produzione energetica oppure limitarli. L’associazione mondiale per la bioenergia sta facendo una pesante operazione di lobbying per convincere gli eurodeputati a sostenere ancora di più finanziariamente quel comparto. Ma i nostri boschi sono anche a rischio perché la difficoltà di pagare le bollette si può scaricare sul prelievo autorizzato o fraudolento di legna. In molti piccoli Comuni pugliesi, soprattutto sui Monti Dauni e sul Gargano, si esercita ancora il diritto di uso civico con il quale si consente agli abitanti di ricavare legna dai boschi comunali. Possiamo immaginare che la richiesta aumenti considerevolmente quest’inverno e che i Comuni rischino di non resistere alle pressioni. Sono situazioni da verificare e da monitorare, certo. Non è un atto d’accusa, ma il rischio c’è. Così come c’è il rischio di tagli di alberi fraudolenti in ogni dove, ovviamente nelle aree più isolate. La Regione Puglia sta procedendo, proprio in questo periodo, alla rilevazione degli alberi monumentali. E ce ne sono di bellissimi: sughere maestose nel brindisino, roverelle plurisecolari nell’Alta Murgia e sui Monti Dauni, agrifogli e faggi vetusti nel Gargano. La crisi energetica che fa impallidire l’austerity del 1973, potrebbe ripercuotersi in modo brutale anche su di loro oltre che sui nostri. La brutta sensazione è che non ci si pensi e che quando le circostanze saranno evidenti potrebbe essere tardi.