Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 15 luglio 2022, pp. 1, 5
di Fabio Modesti
I Monti Dauni hanno celebrato sé stessi in uno scorcio di fine giugno scorso con un Festival itinerante (Open days) nei Comuni di questa terra di confine pugliese di straordinarie bellezza e fragilità. Una parte di Appennino mai riconosciuta come tale ma sempre come suo “sub”. Certo qui non ci sono le vette del Gran Sasso e della Maiella tutelate da parchi nazionali, però ci sono paesaggi, culture ed unicità naturalistiche che costituiscono le basi per consacrare un’area protetta. Ed area protetta ancora non lo è nonostante la Regione Puglia abbia sancito che lo debba diventare fin dalla legge in materia del 1997. In quel testo sono previste due distinte aree protette regionali dedicate ai boschi del “Subappennino dauno settentrionale” ed a quelli del “meridionale”. Nel tempo si è tentato di procedere alla loro istituzione o almeno ad una delle due, ma senza successo. Forse è mancata caparbietà da parte della struttura regionale competente e forse quei territori ed i loro abitanti non erano pronti, sopraffatti dalla “disinformazia”, la manipolazione delle informazioni, che va sconfitta sul campo altrimenti prevale. La quantità e la qualità dei vincoli e delle regole, artatamente sovradimensionate, sono state diffuse a piene mani per bloccare il processo istitutivo dell’area protetta. Ma ora il tempo è passato e, a livello locale, c’è un fermento che prima, se non assente, era sottotono. Un fermento anche giovanile, che sta cercando di costruire le basi per istituire il parco regionale dei Monti Dauni, uno e buono. Nelle settimane scorse si è discusso di questo in un interessante convegno a Bovino a cui era presente anche l’assessore regionale competente per materia, Anna Grazia Maraschio. È sembrato che i tempi siano ormai maturi ma non bisogna ripetere alcuni errori che pure hanno contraddistinto l’istituzione (o la mancata tale) di altre aree protette in Puglia. In primo luogo, niente velleità. Si può cominciare con il coinvolgimento di pochi, convinti Comuni. Peraltro, una di quelle municipalità, Accadia, è destinataria di ingenti risorse (20 milioni di euro) del PNRR per il rilancio dei borghi italiani afflitti da spopolamento e carenza di servizi. Pochi Comuni e convinti significa cominciare a tutelare per davvero quei territori a patto che le istituzioni pubbliche, a cominciare dalla Regione, focalizzino lì programmi e risorse. E non per ammantarsi ancora una volta di vuota ecosostenibilità ma per ottimizzare tempo, denaro e protezione della natura. Quel territorio, i Monti Dauni, ha bisogno di conservare la sua autenticità, di non veder massacrare i suoli da impianti eolici giganteschi ed impattanti, di seguire un flusso di sviluppo che tenga la natura a propria base senza per questo scadere nel pauperismo e nell’economia chiusa. Il turismo, e torniamo agli Open days, è solo un mezzo per raggiungere questi obiettivi e come tale va gestito e modulato in ragione di essi e non il contrario.