di Fabio Modesti
L’anno prossimo si vota per il rinnovo del Parlamento europeo e di molte amministrazioni comunali. È partita da tempo la caccia ai candidabili. Se per il Parlamento europeo la voce dei partiti politici appartenenti alle grandi famiglie politiche continentali si fa sentire e la scelta dei candidati ubbidisce ancora a qualche criterio selettivo, per le elezioni amministrative il discorso è diverso. Non solo è partita la caccia al candidabile Sindaco e consigliere comunale ma ai cosiddetti “civici”, rappresentanti della società civile locale, “cittadini qualunque” cui offrire uno scranno e, chissà, anche un ruolo di assessore e, appunto di Sindaco. E poiché vanno di gran moda il “green”, “la lotta ai cambiamenti climatici”, la “transizione energetica” che va a braccetto con la “transizione ecologica”, qualsiasi cosa voglia dire, i “civici” devono parlare di questi argomenti. Anzi, devono straparlarne, devono farsi vedere e sentire su questi temi, anche se non sanno distinguere le formiche dalle api. A proposito di queste ultime, devono dire che sono indispensabili per il Pianeta e che stanno morendo tutte quante e con loro moriremo tutti noi. Poi devono saper dire che non abbiamo più tempo, che moriremo domani se non convertiamo tutta la nostra produzione energetica a eolico e fotovoltaico, andassero a farsi benedire paesaggio e biodiversità e, ovviamente, morte agli idrocarburi e per il nucleare neanche la ricerca scientifica bisogna finanziare. Se ai “civici” si pone la domanda di come fare, però, quando vento e sole non ci sono e l’energia elettrica non è la sola di cui necessitiamo, scrolla le spalle e passa ad altro. Ad esempio a volere tutti i prodotti agricoli assolutamente “biologici”, senza traccia di alcunché di sintetico e che mai e poi mai ci sarà spazio per organismi geneticamente modificati. Se gli si dice che tutto questo comporta maggior consumo di suolo per l’agricoltura, morte di moltissime aziende, diminuzione di quantità di prodotti e relativo aumento esponenziale dei prezzi, scrolla le spalle un’altra volta e passa ad altro ancora. E così via. Scava, scava, vai a vedere che il candidabile “green” ha un pacchetto di voti disponibile fatto da sodali, adepti e cointeressati che mette a disposizione del richiedente, partito o caudillo che sia. E sì perché i partiti, del centrodestra come del centrosinistra, agonizzanti, cercano disperatamente questi candidabili. Tra essi può anche esserci il docente universitario di turno, magari espostosi mediaticamente e quindi riconoscibile, che discetta teoricamente dei temi citati ma che non ha la minima idea di come strutturare politiche idonee, men che meno conosce la differenza tra un atto amministrativo ed una bolletta telefonica. Ma va bene al grande circo del civismo che con cinismo si butta nella mischia. I partiti tradizionali, quelli dell’articolo 49 della Costituzione per capirci, cercano di appendersi ai “civici” come un sub ad un boccaglio per non morire. Ne consegue che la classe dirigente politica è quello che è, cioè un disastro ed in campo ambientale ancora di più. Dal canto loro le associazioni “ambientaliste” vengono sempre più emarginate ad esclusione di quelle che hanno fiutato il vento delle rinnovabili campando più che bene. È una lettura troppo pessimistica della realtà? Forse, ma di certo le esperienze ad oggi accumulate fanno rabbrividire. Nelle associazioni di cittadini, politiche e culturali, vi sono anche figure rilevanti, dal pensiero chiaro ed indipendente. Tra coloro che sono culturalmente incuriositi dalla politica attiva vi sono belle teste pensanti. Molti, la gran parte di essi, però, si guardano bene dall’affacciarsi all’agone politico per paura di non comprenderne fino in fondo i meccanismi e, soprattutto, perché pur avendo un pensiero politico non hanno null’altro da offrire che la propria testa raziocinante. Niente pacchetti di voti.