Corriere del Mezzogiorno del 28 novembre 2023 – pag. 1
di Fabio Modesti
Le piste ciclabili a Bari, capoluogo di regione, sono utilizzate, hanno una ragion d’essere per la riduzione dei mezzi a motore e rendono effettivamente migliore la vivibilità della città? Queste alcune delle domande che il cittadino medio barese si pone ogni qualvolta incroci le piste ciclabili su via Re David, su viale della Repubblica, su viale Japigia e su via Bruno Buozzi. Arterie stradali differenti tra loro, con piste ciclabili “light” (cioè segnalate sulla carreggiata stradale) oppure realizzate ex novo. A Japigia è scoppiata la rivolta dei residenti e dei commercianti che hanno visto diminuire di molto il proprio già ridotto giro d’affari. La pista ciclabile ha determinato la realizzazione di un’area di parcheggio staccata dal marciapiede con le auto posteggiate praticamente quasi in mezzo alla carreggiata, con poche aree di carico e scarico lontane. Sono state raccolte migliaia di firme per una petizione finalizzata alla rimozione della pista ciclabile ma il Consiglio comunale di Bari, su richiesta del Sindaco Decaro appoggiata dalla maggioranza e dal M5S, ha solo approvato un ordine del giorno con cui si impegna la Giunta a rimodulare l’assetto della pista con più aree di sosta. Un pannicello caldo. Quel che però ci interessa non è il “se” le piste ciclabili debbano essere realizzate (su cui però un dibattito pubblico dovrebbe essere pure aperto) ma il “come” queste scelte vengono adottate ed applicate in concreto. Ancora una volta il Sindaco di Bari, Antonio Decaro, in Consiglio comunale ha sostanzialmente detto ai cittadini presenti di aver deciso di non recedere dalle scelte fatte “per il bene di Bari”. Ma se il problema si è posto, se la petizione ha raccolto migliaia di firme, vuol dire che qualcosa di sbagliato, quantomeno nel metodo di adozione delle decisioni, c’è. Ed ammetterlo non sarebbe un atto di debolezza ma di forza e di intelligenza politica. Invece, come per altre scelte, ben più rilevanti relative all’urbanistica, sembra che il dibattito pubblico sia ignoto assieme alle norme che lo regolano. Così è stato per la localizzazione del porto turistico, così è stato per la localizzazione della cittadella della giustizia, così è stato per lo stesso Piano urbanistico generale (Pug), come detto altre volte, scomparso dai radar del confronto anche in Consiglio comunale. Sembra quindi ci sia una coazione a ripetere questi errori (è un eufemismo) da parte del Comune anche a qualche mese dalle prossime elezioni amministrative. E non è, di sicuro, un buon segnale per la politica.