Nelle pinete e sulle spiagge dei laghi Alimini, nel Salento adriatico, c’era un lupo. Lo dicono i risultati di analisi genetiche condotte da ISPRA. Ma la specie, in forte espansione in Puglia, avrebbe bisogno di essere monitorata e studiata. Ed anche la sanità veterinaria pubblica dovrebbe occuparsene.
uello che si aggirava nelle pinete dei Laghi Alimini ad Otranto, catturato qualche settimana fa, è un lupo. Una conferma genetica a quel che si poteva intuire osservando la morfologia dell’animale, certo non i suoi strani comportamenti canini. Ma è una notizia positiva o negativa? Dipende. Per la biologia della conservazione e la protezione della natura, sì. Per altri, no e tra questi alcuni cacciatori (che non si capisce bene quali esigenze rappresentino, quelle dei cinghiali?), allevatori che vedono i loro animali a rischio di predazione e forse operatori turistici ma non si comprende bene per quali timori. Il lupo è una specie che sta vivendo un’intensa fase di espansione in Italia.
Il lupo in Puglia
Tutelato dalle leggi nazionali (dagli anni ’70 del secolo scorso ad oggi) e poi dalle norme europee, il lupo si muove (percorre anche più di 70 chilometri al giorno), è opportunista, non disdegna alimentarsi di frutta e di carcasse in carenza di prede. Evita l’uomo il più possibile, non lo aggredisce, è elusivo, organizzato gerarchicamente nei suoi branchi, caccia con tecniche sopraffine. Ha tutte le capacità di riadattarsi a situazioni che ne garantiscano in qualche modo l’esistenza. È ciò che sta accadendo anche in Puglia. Nel territorio del parco nazionale dell’Alta Murgia, il primo ad aver avviato dal 2009 un sistematico monitoraggio della specie, oggi si contano alcune decine di esemplari con riproduzione di alcuni nuclei. Nel parco nazionale del Gargano se ne sono insediati alcuni e già ve n’erano sui Monti Dauni dai primi anni ’90. Ora, è sceso anche nel Salento. Ne sono testimonianze gli esemplari avvistati negli anni e le analisi genetiche effettuate.
La carenza di dati e il silenzio della Regione
Ma non abbiamo dati di monitoraggio. Non abbiamo politiche tese a ridurre eventuali conflitti tra lupo ed operatori zootecnici. Ci sono risorse economiche nel PSR 2014-2020 del tutto inutilizzate. Se i parchi nazionali si sono attivati anche perché la gestione del lupo è da tempo all’attenzione del Ministero dell’Ambiente, a livello regionale il silenzio è assordante. Eppure nella Murgia di sud-est gli allevatori hanno gridato forte la loro rabbia per le predazioni di vitelli e puledri, minacciando (e forse attuando) una “giustizia fai da te”. Il lupo è specie tutelata a livello comunitario dalla direttiva “Habitat” e la Regione Puglia è il soggetto gestore dei Siti e delle specie protetti. La cattura del lupo degli Alimini lascia senza risposte molti interrogativi (ad esempio di carattere sanitario veterinario in un momento come quello attuale in cui il principio di “One Health”, ossia un’unica sanità umana ed animale, dovrebbe guidare qualsiasi azione per prevenire zoonosi, epidemie e pandemie). Bisognerebbe capire di più sulla storia del lupo di Alimini e sui suoi eventuali legami con gli altri che frequentano il Salento e la Puglia. Capire se si tratta di un esemplare allevato e detenuto illegalmente e se ce ne possano essere altri in questa condizione. Un’ipotesi che fa rabbrividire ma del tutto plausibile e da approfondire al pari delle altre.
Fabio Modesti