In un cantiere fermo da anni nel capoluogo di regione, i basamenti per ospitare gli enormi pilastri si sono trasformati in stagni temporanei che ospitano questa specie di anfibi a rischio di conservazione soprattutto in Puglia (la Repubblica – Bari on line – 25 aprile 2020)
n questo periodo sotto la scure del Covid-19, le immagini di fauna selvatica e semiselvatica che si appropria delle città è all’ordine del giorno. Ed anche Bari non si sottrae a questo evento. Il capoluogo, si sa, è sorto su un territorio solcato da decine di lame, antichi letti carsici di fiumi che hanno origine dall’altopiano dell’Alta Murgia. Una scuola di pensiero ritiene addirittura che il nome della città derivi dal greco βαρύς, cioè sottoposto rispetto al livello del mare. E così è bastato poco, appena un mese di tranquillità praticamente totale ed un cantiere edile fermo ormai da svariati anni perché, in una zona semicentrale della città e molto frequentata, i rospi smeraldini (Bufotes balearicus) trovassero le condizioni ideali per la loro stagione degli amori.
Il mese di aprile, infatti, è il periodo cruciale per la riproduzione di questa specie di anfibi estremamente sensibile alle mutazioni ambientali. Ed ecco che, camminando in prossimità del cantiere della società Immoberdan srl afferente al gruppo Nitti costruzioni (oggi in curatela fallimentare e con piano di lottizzazione già convenzionato con il Comune di Bari) ed adiacente alla stazione delle Ferrovie Sud-Est ed alla ex Fibronit, si viene catturati dal canto amoroso dei rospi smeraldini che hanno trovato il loro habitat nei basamenti degli enormi pilastri non ancora innalzati e divenuti veri e propri stagni temporanei. La notevole quantità di piogge degli ultimi giorni ha reso quegli habitat ancora più accoglienti.
Il declino delle popolazioni di anfibi è una delle “piaghe” ambientali degli ultimi decenni perché la loro presenza ha una notevole importanza negli equilibri ecologici dei territori. In Puglia il declino è ancora più avvertito. Il sottosuolo carsico non consente di avere raccolte d’acqua permanenti e, quindi, gli stagni temporanei (ne abbiamo parlato qui e qui) costituiscono straordinari micro ecosistemi da tutelare. Il destino del rospo smeraldino, i cui adulti raggiungono al massimo la dimensione di 10 cm, pur tutelato dalla Convenzione di Berna e dalla Direttiva UE “Habitat”, è a rischio nella nostra regione.
«Sembra quasi paradossale la presenza di questa popolazione urbana di rospo smeraldino – ci dice Cristiano Liuzzi, biologo naturalista esperto della Societas Herpetologica Italica -. La specie è molto sensibile alle condizioni ambientali e in molte aree regionali appare in drammatico e costante declino con conclamati casi a livello locale di intere popolazioni estinte o rarefatte ed altre in stato molto critico, come ad esempio nella Riserva regionale dei Laghi di Conversano, solo pochi km a sud-est di Bari.» Questi smeraldini baresi, seppur isolati tra case e palazzi, secondo Liuzzi, hanno trovato il loro “habitat”, ma proprio il loro isolamento li rende particolarmente sensibili; basterebbe un’alterazione anche minima a farli scomparire.
Giovanni Scillitani, docente presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e responsabile scientifico del Museo di Zoologia “Lidia Liaci” presso lo stesso Dipartimento, ritiene che vadano adottate alcune azioni per la tutela di questo nucleo di rospi smeraldini. «Intanto – dice Scillitani – la rimozione e la messa in sicurezza di sostanze pericolose intendendo non solo materiali tossici, ma anche inerti come sabbia e ghiaia che potrebbero finire per cause accidentali nelle raccolte d’acqua e seppellire le uova o le larve. Per lo stesso motivo bisogna impedire la frana dei bordi della raccolta d’acqua». Ricordiamo che quell’area è stata oggetto di attenzione della magistratura penale che ha imposto alle Ferrovie Sud-Est ed anche alla Immoberdan srl la bonifica da metalli pesanti. «Ed ancora – prosegue Scillitani – le raccolte d’acqua dovrebbero essere messe in sicurezza nel senso di evitare che cani, gatti, ratti possano cadere in acqua, morire e inquinarla decomponendosi. Così come si dovrebbero poggiare sui bordi dei basamenti dei pilastri delle semplici rampe d’uscita come una trave oppure una rete di plastica».
Chi dovrebbe e potrebbe intervenire? Sicuramente il proprietario/curatore dell’area cui l’amministrazione comunale potrebbe imporre azioni stagionali fino a che il cantiere non riprenda le attività. In quel caso, si dovrebbe provvedere per tempo a prelevare i girini ed a spostarli in altro sito riproduttivo. Ma la stessa amministrazione guidata da Antonio Decaro potrebbe replicare nell’adiacente area ex Fibronit, ora bonificata ed avviata a divenire parco pubblico, una situazione ambientale favorevole ai rospi smeraldini tanto da divenire una piccola riserva erpetologica come l’area del Portello a Milano.
Fabio Modesti