Corriere del Mezzogiorno – Puglia “Speciale Sostenibilità ambientale” del 19 aprile 2024
In copertina, dimostrazione schematica dei processi coinvolti nell’estrazione mineraria in acque profonde per i tre principali tipi di giacimento minerale – fonte “An Overview of Seabed Mining Including the Current State of Development, Environmental Impacts, and Knowledge Gaps“
di Fabio MODESTI
La sostenibilità ambientale è una chimera oppure è un obiettivo raggiungibile in tempi relativamente brevi e con costi economici e sociali accettabili? La seconda ipotesi è suggestiva e riscalda i cuori e le menti di molti. In realtà, la sostenibilità ambientale sembra essere diventata più un imperativo morale e dialettico davanti al quale, in molti casi e contraddicendo Kant, raziocinio ed equilibrio recedono. Prendiamo il caso dell’elettrificazione spinta del fabbisogno energetico. Il tentativo è abbandonare, attraverso le fonti rinnovabili, l’uso di combustibili fossili per produrre energia elettrica anche per far funzionare impianti industriali oltre che per uso domestico e per autotrasporto. Ma la sostenibilità ambientale nella realizzazione di torri eoliche oppure di specchi fotovoltaici è lontana dall’essere raggiunta. La quantità di metalli critici e di terre rare, oltre che di acciaio, necessari per realizzarli affinché si raggiungano gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti a livello europeo, è di gran lunga maggiore della disponibilità attuale nei giacimenti sulla terraferma. E se si raggiunge il fondo (dei giacimenti), si inizia a scavare ancora oltre. Così, l’International Seabed Authority (ISA), l’autorità internazionale attraverso la quale gli Stati aderenti organizzano ed amministrano le risorse minerarie presenti sui fondali oceanici, istituita dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS), sta lavorando per allentare le regole di protezione di quei fondali. Il Codice Minerario che l’ISA sta realizzando sembra del tutto ignorare criteri di precauzione e di tutela degli ecosistemi delle zone abissali oceaniche con lo scopo di incentivare la ricerca di minerali e metalli rari. Giovanni Brussato, ingegnere minerario che da tempo segue il settore delle terre rare e dei metalli critici e collabora con periodici a tiratura nazionale, afferma che «solo nella zona conosciuta come Clarion-Clipperton, o CCZ, una pianura abissale ampia quanto gli Stati Uniti continentali e punteggiata da montagne sottomarine che si estende per 4,5 milioni di chilometri quadrati tra le Hawaii e il Messico, una stima conservativa valuta in circa 21 miliardi di tonnellate (a secco) la quantità di metalli disponibili che, in questo caso, contengono manganese, rame, nichel e cobalto». Metalli di cui si ha bisogno per produrre energia elettrica in modo “sostenibile”. La sostenibilità ambientale sembra così sviluppare un cortocircuito a causa di un imperativo morale che rischia di trasformarsi in pericoloso dogma.