L’avvio della procedura di verifica amministrativa per l’eventuale scioglimento dell’amministrazione comunale di Bari è stata interpretata come un atto di guerra dal Sindaco Decaro (PD). Ma non è così. Il problema è una norma illiberale che interviene nella politica locale con atti amministrativi del Ministero dell’Interno. La politica deve poter emendare sé stessa purché i civici che scendono in campo per candidarsi a Sindaco non pecchino di cinismo
di Fabio Modesti
Sembra che a Bari sia caduto un meteorite, esploso un vulcano, scoppiata un’altra epidemia devastante. Nulla di tutto questo. È solo accaduto che la Procura della Repubblica del capoluogo di regione abbia arrestato un po’ di personaggi dei clan malavitosi della città oppure collusi con essi. Oltre un centinaio di arresti tra cui quello di un ex consigliere regionale che faceva l’altalena tra centrosinistra e centrodestra, al miglior offerente, e di sua moglie, consigliera comunale eletta con il centrodestra che volle perdere le elezioni amministrative del 2019 a Bari con un candidato Sindaco improponibile. E, infatti, la consigliera comunale, appena entrata nell’assemblea cittadina, fece pure lei l’altalena e passò con la maggioranza del Sindaco Decaro assieme al candidato perdente sindaco improponibile. È pure accaduto che ai parlamentari pugliesi dell’attuale maggioranza di governo nazionale di centrodestra non sia parso vero disporre di un bersaglio così facile; si sono recati dal Ministro dell’Interno, della Lega di Salvini, e gli hanno chiesto di avviare la procedura per verificare se ricorrano i casi di condizionamento della politica e dell’amministrazione locale da parte della criminalità organizzata, per poi proporre il commissariamento. Ma il decreto ministeriale ancora non c’è. Il tutto nella piena legittimità anche perché lo strumento giuridico da azionare è una articolo del Testo Unico sugli enti locali utilizzato da vari governi, perlopiù di centrosinistra, per commissariare amministrazione comunali soprattutto nel Mezzogiorno. E fa nulla se in moltissimi casi le infiltrazioni ed i condizionamenti della criminalità organizzata siano stati di molto ridimensionati se non dichiarati inesistenti: la vita politica, e non solo, di molte persone è stata distrutta. Ecco, anziché gridare al “complotto contro Bari”, piangere e battere i pugni sul tavolo chiamando i propri sostenitori alla pugna contro i malvagi al governo, Decaro avrebbe potuto semplicemente dire, come pure ha detto ma molto sottovoce, di essere a disposizione per chiarire ogni cosa, documenti alla mano. La norma illiberale e liberticida dei diritti politici delle persone ora si ritorce contro la parte che pure l’ha utilizzata in passato con risultati minimi. La politica barese ne esce a pezzi, i candidati Sindaci del centrosinistra, Michele Laforgia e Vito Leccese, che si sfideranno alle primarie il 7 aprile, sono due “civici”. Il secondo è capo di Gabinetto del Sindaco Decaro. Laforgia, pur avendo negli anni richiamato l’attenzione sul rischio che politica locale, imprenditoria e criminalità organizzata fossero entrati in contatti “carnali” non protetti, sostiene Decaro volendone comunque marcare la distanza politica. In verità ha anche più volte stigmatizzato quella norma del Testo Unico sugli enti locali. Per ora il civismo nel centrosinistra non dà segni di cinico cannibalismo. Nel centrodestra si resta convinti di aver fatto la cosa giusta andando a sollecitare il Ministro dell’Interno ma molti, da quella parte, sostengono possa essere stato un autogol avendo dato all’avversario la possibilità di compattarsi a difesa di Decaro martire e della sua maggioranza. E sembra che il centrodestra stia cercando un candidato Sindaco pure lui “civico”, forse magistrato. Non si sa bene se andrà così. Il papabile, il barese Stefano Dambruoso, lontano dalla città da più di 30 anni, viene tenuto in attesa. Ma nessuno dei contendenti e nessuna delle coalizioni sfidanti affronta e scioglie il vero nodo: quella norma illiberale e liberticida che travasa eventuali responsabilità penali personali nei consessi politici elettivi e che viene usata come una mazza ferrata ora da una parte ora dall’altra di turno al governo, ottenendo scarsissimi risultati nella bonifica della politica dalla criminalità organizzata. Non importa a nessuno ma serve ad offuscare la discussione sul merito dell’amministrazione della città. E così, Decaro, che è pure presidente della più grande associazione dei Comuni italiani, l’ANCI, piange lacrime che sembrano essere di coccodrillo.