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Urbanistica finita. L’addio a un’idea di città

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 17 dicembre 2023, pagg. 1, 3

di Fabio Modesti

Il giubilo con cui è stata accolta l’approvazione da parte del Consiglio regionale del disegno di legge sulle ristrutturazioni edilizie fa il paio con il voto favorevole all’unanimità dei consiglieri regionali. Unanimità che sa però molto di unanimismo e quindi di assoggettamento di chi non era totalmente d’accordo con quella proposta al volere dei più. Ancora una volta per una legge in materia urbanistica (anche se formalmente l’oggetto è l’edilizia) centrodestra e centrosinistra sono d’accordissimo così come lo sono stati in altri casi. Per esempio in tutte le occasioni in cui il Consiglio regionale ha licenziato le leggi sul Piano casa prendendo poi sonori ceffoni dalla Corte costituzionale. Unanimità anche nell’andare a sbattere consapevolmente contro un muro. Questa volta il Movimento 5 Stelle è stato in dubbio fino all’ultimo se unirsi al coro di “sì” perché voleva che le aree agricole fossero preservate da norme derogatorie per ampliamenti in caso di demolizione e ricostruzione di edifici rurali. Alla fine, però, hanno ceduto votando contro l’articolo specifico ma approvando il testo finale. Unanimità salva. Quel che sicuramente esce azzoppata ancora una volta dall’approvazione di una legge così importante è il ruolo e la rilevanza della pianificazione urbanistica. Da sinistra a destra si sono udite parole nette: da «alla gente non importa nulla del PUG», pronunciate dal Sindaco di Bari qualche tempo fa in consiglio comunale, a «quella di oggi è una misura che consentirà meno pianificazione e più possibilità di realizzare per i cittadini. Il Piano Casa – di fatto – è stata la vera operazione urbanistica della città di Bari negli ultimi anni» contenute in un comunicato del gruppo di FdI in Consiglio regionale. La pianificazione urbanistica è dunque ufficialmente morta, almeno qui in Puglia, anche se sopravvive nelle leggi vigenti. Con essa escono azzoppati, perché resi derogabili da molti emendamenti approvati, anche gli standard urbanistici che dovrebbero preservare gli usi pubblici di territori urbani ed agricoli. Il paradosso è che questo accade mentre il Comitato scientifico incaricato dal Ministro Calderoli di mettere a punto una proposta di Livelli essenziali di prestazione (LEP) finalizzata all’attuazione dell’autonomia differenziata, per la materia “governo del territorio” così scrive nel rapporto finale consegnato: «Gli standard urbanistici, a ben vedere, sono i primi livelli essenziali delle prestazioni che il nostro ordinamento ha conosciuto e ai quali le alte Corti hanno attribuito natura legislativa per “proteggerli” da deroghe regionali».

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