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Energia rinnovabile e falsi miti – Perché Cerano funge da monito

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia, 17 ottobre 2023, pag. 1

di Fabio Modesti

Una notizia di questi giorni fa impressione: la Germania in soli otto mesi (gennaio-agosto 2023) ha bruciato più di 58 milioni di tonnellate di lignite e di carbone. Più di 10 mila tonnellate/ora. Parliamo della locomotiva d’Europa che ora arranca sulla salita della crisi economica globale e che ha lanciato una crociata ideologica energetica per affrancarsi dal nucleare e puntare tutto sulle rinnovabili. Evidentemente la crociata per ora è fallita ma le centrali nucleari sono state chiuse e per far sì che l’economia tedesca resti a galla si è costretti ad emettere più CO2 che in tutti i decenni industriali precedenti. Questo è un monito anche per la Puglia che si appresta ad aggiornare il proprio Piano energetico (Pear)? Sembra proprio di sì. Però si continua a diffondere dati sull’efficacia della transizione energetica verso fonti energetiche, le rinnovabili, per loro natura intermittenti e scarsamente efficienti. L’energia elettrica prodotta (perché solo di questa stiamo parlando) costituisce appena il 20% del fabbisogno energetico del Paese. A fronte di queste realtà, il Pear pugliese dovrebbe scatenarsi nel programmare ulteriore quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili, con ulteriore occupazione di suolo agricolo, certo individuando anche aree industriali dismesse per la collocazione degli impianti. Parallelamente il Consiglio regionale dovrebbe, con legge, individuare le aree idonee all’installazione di quegli impianti ma può farlo solo dopo che il Ministro dell’Ambiente ha dettato i criteri con proprio decreto. Intanto, si chiede ad Enel di non chiudere la centrale di Cerano (Brindisi sud) tra due anni perché il costo sociale sarebbe troppo alto. In quasi vent’anni non un megawatt prodotto da rinnovabili ha sostituito uno prodotto dal carbone di Cerano, dimostrando che il 100% di energia da rinnovabili è una fake news propalata da stregoni. Ma quindi, oltre alle poco efficienti rinnovabili, che cosa potrebbe stabilire il Pear? Indicare, anche attraverso legge regionale, le aree non idonee per rinnovabili industriali; favorire il risparmio energetico con le tecnologie più avanzate (ben oltre i pannelli di polistirolo dei cappotti termici); incentivare sistemi di cattura e stoccaggio di CO2; spingere sulla maggiore integrazione con la tutela ed il miglioramento di aree boscate e di vegetazione naturale, eccellenti accalappiacarbonio; favorire la produzione secondaria di energia con teleriscaldamento (perché mai l’ex ILVA non produce energia per la città di Taranto come invece accade con l’acciaieria a Brescia?). Si chiede troppo?

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