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La giungla del Piano casa con la traccia made in Bari

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Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 22 ottobre 2022, pp. 1-9

di Fabio Modesti

Anche l’ultima legge pugliese sul Piano casa (la n. 20/2022) è stata impugnata dal governo dinanzi alla Corte costituzionale qualche giorno dopo che la stessa Consulta aveva fissato l’udienza (il prossimo 29 novembre) per discutere la precedente impugnazione relativa alla legge regionale n. 38/2021. Il concatenamento di alcune norme tra la queste due leggi (in particolare quella che consente alle istanze presentate prima del 29 luglio 2022 di usufruire della legge regionale del 2009 sul Piano casa) potrebbe anticipare la sorte d’incostituzionalità della legge n. 20/2022. Per aggiungere confusione, in Consiglio regionale è stata depositata, a firma di Fabiano Amati, una proposta di legge con la finalità di allineare la legge n. 20/2022 alle censure di costituzionalità governative. Al contempo l’assessore Anna Grazia Maraschio ha convocato un incontro con costruttori, Università pugliesi, ordini professionali, Istituto Nazionale di Urbanistica e presidente della quinta commissione consiliare competente per materia per discutere delle eccezioni sollevate da Palazzo Chigi sulla legge n. 20/2022. Si è tornati, quindi, al punto di partenza. Il legislatore pugliese sembra essersi buttato nel vortice del Piano casa senza aver la minima idea di come dare indicazioni ed orientamenti per una gestione corretta del territorio e dello sviluppo urbano al di là del Piano paesaggistico (Pptr). Quel Pptr oggetto del desiderio distruttivo da parte di molti consiglieri regionali ma che nessuno osa toccare perché nessuno sa come toccarlo senza farsi male. Così, si continua a razzolare nel campo del Piano casa, si toglie, si mette, si integra in un coacervo di norme sempre più al di fuori della costituzionalità. Per mettere piatti in tavola, praticamente vuoti, si mettono in difficoltà i Comuni ed i loro dirigenti alle prese con una legislazione schizofrenica e bacata da illegittimità all’origine. Agli stessi Comuni, però, non si offrono ausili per produrre piani urbanistici moderni, adeguati alle necessità di minore consumo di suolo, di minore dispendio energetico e di sottrarre meno biodiversità possibile. Né li si pone di fronte a sanzioni nel caso in cui se ne infischino di fare tutto ciò. Il caso dell’applicazione del Piano casa a Bari costituisce paradigma anche perché l’amministrazione guidata da Antonio Decaro ha chiuso nei cassetti quel che del nuovo piano urbanistico è stato prodotto e non intende, evidentemente, né discuterlo né andare avanti. Il risultato ognun lo può vedere: una quantità di demolizioni e ricostruzioni con bonus volumetrici, oltre a quelli del 110%, che hanno prodotto dal 2010 al 2021 oltre 1,6 milioni di metri cubi fuori dalla pianificazione urbanistica cui si devono aggiungere gli ancora circa 15 milioni di metri cubi non realizzati e previsti dal vigente piano regolatore del 1976, con una popolazione che nello stesso periodo ha segnato un calo significativo. E i costruttori si mordono le mani per investimenti fatti ed ora sempre più a rischio.

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