Editoriale Corriere del Mezzogiorno – Puglia del 21 luglio 2022, pp. 1, 9
di Fabio Modesti
La sensazione è che sul Piano casa in Puglia si stia giocando una partita tutt’altro che di politica edilizia e di politica urbanistica. Il tentativo di riequilibrare la legge del 2009, ormai azzoppata nella sua legittimità costituzionale, riesce in Commissione consiliare con un accordo tra consiglieri (soprattutto del PD e con quelli di opposizione presente astenutisi) e l’assessore competente Anna Grazia Maraschio. Michele Emiliano si è defilato dalla questione ed ha deciso non dovesse essere la Giunta regionale a proporre un testo di legge adeguato alle ormai molte pronunce della Corte costituzionale in materia, lasciando che la Maraschio lavorasse ad un testo condiviso in sede di maggioranza da portare direttamente in Aula. Questo risultato sembra raggiunto con dichiarazioni altisonanti di vari componenti e con l’opposizione leghista, non presente in Commissione, che rivendica la bontà del testo elaborato dal capogruppo Bellomo ma non discusso. Un testo, peraltro, del quale gli uffici del Consiglio regionale hanno messo in evidenza una serie di criticità relative alla legittimità costituzionale di molte disposizioni. La discussione in Commissione non è stata per nulla facile ed è parso evidente il gioco ad alzare l’asticella delle misure ogni volta che sia stato possibile. Alcune norme sono state congelate in attesa dell’Aula e non sono di poco conto. La disposizione finale che risulta dal testo della Commissione prevede l’abrogazione secca delle norme precedenti e tuttavia ci si rende conto che quelle norme stanno regolando i procedimenti in corso presso i Comuni. Allo stesso tempo, sempre quelle norme sono state impugnate dal governo per illegittimità costituzionale ed una proroga della loro di efficacia, mediante una norma transitoria nel nuovo testo di legge, diverrebbe una sorta di sanatoria illegittima per situazioni illegittimamente determinate. Il governo non chiuderebbe gli occhi e potrebbe impugnarla. Il testo andrà in Aula il 26 luglio prossimo ma non sarà “blindato”. Molte porte sono state lasciate aperte ed il frutto dell’accordo faticosamente raggiunto potrebbe essere ben diverso da quello oggi raccolto. Chi rischia politicamente di più sembra essere l’assessore Maraschio che, però, può ben ascriversi il gran caparbio lavoro fatto a monte. Ma è un lavoro che potrebbe essere vanificato nel giro di minuti se nell’Assemblea regionale emendamenti e sub emendamenti minassero il testo concordato. Tanto più che, in definitiva, non stiamo parlando di una legge di ampia visione sulla rigenerazione urbana ma sempre e solo del Piano casa a cui sembra ci si sia “impiccati”. Sempre di norme derogatorie si tratta mentre i Comuni non riescono ad approvare piani urbanistici moderni ed adeguati alle esigenze di risparmio di suolo e di energia. Evidentemente non sono cose di cui ci si può occupare proprio ora. Potenza del richiamo elettorale che si fa sempre più forte.