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Costa Ripagnola, promesse mancate e tradimenti

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La Regione Puglia non rispetta gli impegni presi con la Presidenza del Consiglio di modificare la legge regionale che istituisce il Parco regionale di Costa Ripagnola. La Corte Costituzionale discuterà la legittimità della legge il 10 novembre. Il tempo per intervenire c’è, quello per fare le cose male è trascorso. Andrà sempre peggio prima che possa andare meglio?


In copertina, scorcio di Costa Ripagnola (foto Fabio Modesti)

Quasi un anno fa, il 12 novembre 2020, la segreteria particolare del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, trasmetteva una nota alla Presidenza del Consiglio-Dipartimento degli Affari regionali riguardante la legge regionale istitutiva del Parco di Costa Ripagnola (la n. 30/2020). La lettera era rassicurante e formulava l’impegno, appena si fosse insediato il Consiglio regionale, a proporre l’abrograzione delle norme di quella legge malfatta osservate dall’ex Ministero per il Beni culturali, oggi della Cultura. Le disposizioni da cancellare erano e sono gli articoli 8, comma 6., 9, comma 1. lettere f), g) e h), 25, comma 5. e 26, comma 1., lettere g), h) e i). Sostanzialmente quelle che consentono tutt’oggi la realizzabilità di alcuni interventi edilizi superando le limitazioni imposte dalle norme paesaggistiche e dal Piano paesaggistico regionale (Pptr). Tra le opere realizzabili c’è anche il resort nei trulletti proposto da Serim e finanziato al 50% dalla stessa Regione Puglia con i fondi strutturali europei, oggi bloccato a seguito dell’intervento della magistratura penale e del procedimento di revisione del provvedimento autorizzatorio regionale.

Il silenzio assordante

Un muro a secco rotto, un varco per tutelare Costa Ripagnola
Un appiglio a Costa Ripagnola (foto Fabio Modesti)

Ma da quel 12 novembre di un anno fa non è accaduto nulla. La Giunta regionale non è mai stata chiamata ad adottare il disegno di legge promesso ed il Consiglio regionale non ha mai ricevuto la proposta legislativa. Il 24 novembre 2020 il Governo ha depositato il ricorso alla Corte Costituzionale contro la legge regionale e neanche da allora è accaduto nulla. Parole al vento, promesse non mantenute, Costa Ripagnola e la sua protezione tradite. Eppure l’Assessore regionale competente, Anna Grazia Maraschio, il tentativo lo ha fatto, ha messo nero su bianco un disegno di legge correttivo della pessima legge su Ripagnola. Ma, quel testo sembra essere svanito nel nulla e non si sa perché. I tempi ora stringono anche perché la Corte Costituzionale ha fissato l’udienza per l’esame del ricorso del Governo Conte 2 contro la legge istitutiva del Parco (?) regionale di Costa Ripagnola il 10 novembre prossimo e relatore sarà il costituzionalista Augusto Antonio Barbera, già Ministro dei rapporti con il Parlamento nel Governo Ciampi 1 nel 1993. Il tempo per tenere fede all’impegno preso da Emiliano nel novembre 2020 c’è ancora, il tempo per tradire la protezione di Costa Ripagnola si è già consumato ed ha prodotto una legge burla, piena di contraddizioni e di trappole per aggirare le finalità di tutela.

«Lo dica il giudice…»?

Si può immaginare che la maggioranza del Consiglio regionale pugliese, che ha approvato la legge burla, non voglia fare marcia indietro rispetto agli impegni, questi sì, mantenuti nei confronti di interventi edilizi maldestri ed in parte illegittimi. Si può anche immaginare che qualcuno dei consiglieri, magari quelli più scafati in materia urbanistica – leggi Piano casa – dicano candidamente «sia il giudice a censurare la norma se illegittima», posizione comprensibile ma inaccettabile da chi fa e produce politica. Quel che non si può far passare in silenzio è, appunto, il silenzio di chi ha promesso formalmente ed istituzionalmente di porre rimedio al malfatto e resta fermo fischiettando facendo finta di niente.

Fabio Modesti

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