Ottimo lavoro di raccolta dei dati di censimenti degli uccelli acquatici in Puglia dal 2007 al 2019. Pubblicazione edita dalla Regione Puglia.
La stessa Regione Puglia che ha prorogato di quattro giorni la caccia ad una specie – il fischione – che lo stesso volume indica in decremento.
«In Puglia svernano mediamente oltre 191 mila uccelli acquatici all’anno, con un picco di 239 mila individui censiti nel 2007, un minimo di circa 147 mila rilevato nel 2018[…]». Sono numeri e che numeri per chi si occupa di natura ed in particolare di conservazione delle specie di uccelli selvatici. È l’incipit dei risultati generali dei censimenti di uccelli acquatici condotti in Puglia nell’arco di 13 anni, dal 2007 al 2019, da una rete di biologi naturalisti ed appassionati. Ora quei risultati sono condensati in un importante volume edito dalla Regione Puglia – Sezione Gestione Sostenibile e Tutela delle Risorse Forestali e Naturali distribuito direttamente dagli uffici regionali su richiesta da inviare via mail oppure scaricabile qui (ma il cartaceo è altra cosa). Il censimento ha riguardato 42 comprensori di zone umide costituite da più zone elementari, 148 in totale. La provincia con un minore numero di comprensori di zone umide da censire è quella di Taranto con 4 zone, seguita da Brindisi e Bari rispettivamente con 8 e 9 macrozone; Foggia con la BAT e Lecce ospitano il maggior numero di macrozone, rispettivamente 14 e 15.
Le zone umide non sono solo costiere
In provincia di Bari aree di censimento sono, tra le altre, il litorale dal porto di Bisceglie (escluso) a porto e rada di Molfetta (inclusi); il litorale dal porto di Molfetta (escluso) al Castello di Santo Spirito (inclusa la rada di Giovinazzo); il litorale dal Castello di Santo Spirito al faro di San Cataldo ed il litorale da porto grande di Bari (escluso) a cala San Giorgio. In questo periodo su questi tratti di costa è possibile osservare esemplari singoli e in stormi di uccelli acquatici come tuffetti, cormorani, svassi maggiori, garzette, aironi. Alcune di queste zone umide, come l’azienda faunistico venatoria Valle San Floriano a Zapponeta in provincia di Foggia, sono tristemente note alle cronache per stragi di uccelli migratori che hanno avuto come protagonisti anche notabili della politica regionale. Lì, ancora oggi in estate si bruciano i canneti come pratica gestionale, contro tutte le regole di gestione naturalistica. In quelle zone umide è molto difficile condurre i censimenti degli acquatici e bisogna affidarsi alla disponibilità occasionale di chi vi opera. Altre zone umide sono nella parte interna della Puglia, tra queste quelle naturali e dovute al ristagno di acque piovane come il Pantano di Sant’Egidio a San Giovanni Rotondo (FG) e i Laghi di Conversano (BA), o di acque sorgive come il lago Pescara di Biccari (FG). Noi aggiungeremmo anche gli stagni temporanei nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Il gruppo di lavoro che ha curato la pubblicazione è anche quello che ha condotto i censimenti nei 13 anni presi in esame, riunito sotto le sigle del Centro Studi de Romita di Bari e di Or.Me. (Ornitologia Mediterranea) con il coordinamento dell’ISPRA.
Sennonché…
Ottimo lavoro, quindi. Sennonché, come spesso accade, anche un ottimo lavoro può essere messo a rischio da scelte discutibili di chi pure quel lavoro l’ha meritoriamente commissionato. Così il 18 gennaio scorso la Giunta regionale ha prorogato di quattro giorni la caccia ad una serie di specie di uccelli acquatici tra cui il fischione (Anas penelope) sostenendo che proprio la pubblicazione che qui abbiamo commentato ne riportava situazioni di popolazione «[…] relativamente stabili […]». In realtà la pubblicazione riporta testualmente, per l’area che ospita l’85% delle popolazione di fischione, ossia il comprensorio Manfredonia-Margherita di Savoia, «un marcato decremento soprattutto negli ultimi anni (post 2015), nei quali i numeri censiti sono dimezzati rispetto alle presenze degli anni 1991-2010».
Fabio Modesti