Nei boschi di Acquaviva dopo la segregazione

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Riusciremo a vedere le peonie, fiori effimeri, nei boschi tra Acquaviva delle Fonti, Cassano delle Murge e Santeramo in Colle ai primi di maggio? Un’altra sfida al Covid-19 che bisogna vincere. Sempre in sicurezza ma, finalmente, uscendo di casa (Villaggio Globale 16 aprile 2020) – (la Repubblica-Bari 08 maggio 2020)

ra la fine di aprile e l’inizio di maggio nei boschi di Puglia si presenta uno spettacolo mirabile: sbocciano le peonie (Paeonia mascula). E nei radi boschi pugliesi, cedui matricinati o meno, tra i pochi di alto fusto, ammirare il gran fiore scarlatto della peonia ritempra lo spirito sia pure per un tempo effimero, solo per qualche giorno prima della sfioritura naturale. E speriamo lo ritempri ancor di più se riusciremo ad uscire al tempo giusto da questa clausura domiciliare anti Covid-19. Tra i boschi con peonie merita particolare citazione quello, o meglio, quelli racchiusi in un lembo di territorio che prelude alle murge sud-orientali. Poco fuori dai confini del parco nazionale dell’Alta Murgia, nei territori di Cassano delle Murge, di Acquaviva delle Fonti e di Santeramo in Colle resistono i relitti di vestigia boscate di tutto rispetto e dense di storia e di storie, alcune delle quali in realtà leggende. Però quei relitti hanno importanza botanica e paesaggistica ancora straordinarie. Per raggiungere il nuovo ospedale “Miulli” di Acquaviva delle Fonti si procede sulla provinciale che la collega a Santeramo in Colle. Dalla strada è possibile vedere una continuità boscosa piuttosto fitta. Sono i boschi di Mesola, di Collone e di Curtomartino. Peraltro, lì c’è una parte del vecchio ospedale Miulli, ora presidio ospedaliero. Si tratta di boschi misti ma paesaggisticamente molto interessanti ed ecologicamente importanti. Come un po’ tutti i nostri boschi di caducifoglie, c’è una notevole varietà di specie quercine: dalla virgiliana ai confini con la Murgia Alta, al fragno verso l’entroterra e poi ancora al cerro. Ed ancora quercia di Palestina che si accompagna con la fillirea nel sottobosco. Certo, anche qui è difficile trovare esemplari di querce secolari, quelle che hanno visto di sicuro l’avvicendarsi di molti regimi e regni ed infine quello sabaudo succeduto a quello delle due Sicilie. Gli esemplari che hanno visto le risme di briganti del Sergente Romano che facevano il bello ed il cattivo tempo e l’esercito sabaudo che non esitava a dar fuoco a quei boschi per snidarle. Il bosco di Mesola, in particolare – e con un piano di gestione ed un regolamento vigenti ma di fatto non applicati -, è tutelato dalla direttiva comunitaria “Habitat” proprio per la varietà della composizione vegetale e costituisce un prosieguo naturale del territorio dell’Alta Murgia con il suo parco nazionale e con un altro sito di importanza comunitaria. Vi è, cioè, una continuità ecologica e paesaggistica tra il secondo parco nazionale pugliese e questa parte di Terra di Bari del sud-est. Una continuità che l’amministrazione comunale di Acquaviva delle Fonti ha cercato di concretizzare con una proposta di adesione al parco nazionale dell’Alta Murgia ad oggi non riuscita. Non è facile ricucire il territorio di Acquaviva al parco perché di mezzo c’è l’agro di Cassano delle Murge che pure è comune del parco ma che ha non poche difficoltà a consentire l’”annessione” all’area protetta di altre superfici. Anche perché le storie urbanistiche di questi comuni sono particolarmente complesse e soggette a cambi di direzione repentini. I piani regolatori sono datati ed in nuovi piani urbanistici generali (PUG) stentano a prender forma. Come si sa, gli strumenti urbanistici purtroppo sono elaborati di fatto soprattutto in base alla proprietà fondiaria e ben poco avendo riguardo alle esigenze di corretto sviluppo e tutela di ecosistemi. Così, tutto il processo di adesione di Acquaviva al parco si è bloccato ma è in corso di elaborazione il PUG e così per Cassano Murge. Chissà che la lungimiranza di quegli amministratori non riesca a tracciare un sentiero che consenta l’ingresso anche di Acquaviva nel parco nazionale dell’Alta Murgia.

Fabio Modesti

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