(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 2 febbraio 2020)
Puglia regione meno boscata d’Italia ma i suoi boschi naturali sono tra i più importanti della regione biogeografica Mediterranea. Transbalcanici e ricchi di biodiversità quasi da sovvertire le classificazioni bioclimatiche. Tra i più significativi quelli a circa 30 minuti d’auto da Bari. Il comprensorio tra Altamura, Toritto e Grumo annovera boschi compositi di querce con presenza di roverella, virgiliana, cerro e fragno. Quest’ultimo, transbalcanico per eccellenza, ha qui l’areale di diffusione più a nord finora conosciuto. Boschi destinati nei secoli al pascolamento ovino e bovino (a fine ‘800 gli abruzzesi portavano qui anche 12.000 pecore). All’inizio del decennio scorso, prima della diffusione dell’epidemia di “lingua blu”, si vedevano al pascolo centinaia di bovini transumanti provenienti dalla Calabria! Boschi quasi tutti di proprietà privata, in qualche modo usciti indenni dalle leggi napoleoniche di eversione dalla feudalità, chiamati “bonsai” per l’aggressione di sovapascolamento, ceduazioni continuate e furto di legname. Nella mia memoria, esemplari di roverelle di 3 metri di diametro sparite da un giorno all’altro. Ancora oggi, però, quei boschi dai nomi evocativi (caselle di Cristo, il quarto, lago dei ladri, pellicciari, pompei, resega, sentinella) che hanno subito pure l’ingiuria del fuoco sabaudo per stanare il sergente Romano ed altri briganti, sono ancora lì. Confini del parco nazionale dell’Alta Murgia, testimonianza storica della loro utilità ecologica, se ancora la si volesse riconoscere, da acquisire al patrimonio pubblico ora più che mai. Questo racconto, però, non può finire qui. Continua…
Fabio Modesti