(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 4 dicembre 2019)
Eran 12, antichi e abbastanza forti. Ne sono rimasti 5. Si tratta dei boschi di querce da sughero, tutti in provincia di Brindisi. Un’eccezionalità botanica poiché autoctoni ed i più ad oriente che si conoscano. Dal 1947 ad oggi il loro numero si è più che dimezzato e le superfici ridotte oltre l’80%. Sono stati studiati fin dagli inizi del XIX sec. e le ultime ricerche risalgono al 2006 (Roberto Greco) ed al 2010 (Piero Medagli ed altri). Caratteristiche sono l’alleanza vegetale con alcune specie del sottobosco, in particolare l’erica arborea, rarissima in questa zona della Puglia, ed il tipo di suolo su cui vegetano, acido, sottile, argilloso. Il disboscamento in favore di suoli agricoli ne ha determinato la sorte di boschi relitti. Le testimonianze più importanti sono tutelate dalla riserva naturale regionale dei “boschi di S. Teresa e dei Lucci” tra Tuturano e Mesagne estesa circa 1.200 ettari ed affidata in gestione al comune di Brindisi. Ma l’esemplare più imponente (5,60 metri di diametro) si trova a pochi chilometri da Ostuni. Altri a Pettolecchia (Monopoli) ed ancora in territorio di Brindisi (Giancola e Preti). A S. Teresa il sughero non viene più prelevato ma fino a qualche anno fa i privati proprietari di porzioni di bosco chiamavano ditte siciliane per la decorticazione. Operazione non semplice e, soprattutto, non eseguibile in qualsiasi periodo ma ogni 8-9 anni. Un lembo di Puglia da conoscere, da tutelare e da potenziare con raccolta e semina delle ghiande su terreni agricoli ormai privi di reddito da sottrarre alla speculazione del fotovoltaico industriale.
Fabio Modesti