(da la Repubblica – Bari del 26 ottobre 2019)
La recente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del c.d. “Decreto Clima” (Decreto-Legge 14 ottobre 2019, n. 111), evidenzia la volontà del Governo giallo-rosso di avviare una politica di riforestazione urbana. Infatti, l’articolo 4 del Decreto (rubricato “Azioni per la riforestazione”) stanzia 30 milioni di euro finalizzati ad azioni in tal senso per gli anni 2020 e 2021. Sarà un “programma sperimentale di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura, e per la creazione di foreste urbane e periurbane, nelle città metropolitane” a definire la destinazione delle risorse. Le Città Metropolitane dovranno presentare al Ministero dell’Ambiente, entro 90 giorni dall’entrata in vigore del Decreto, le progettazioni corredate da programmi operativi e costi. È prevista l’approvazione di almeno un progetto per ciascuna Città Metropolitana.
Quella di Bari, quindi, si prepara ad applicare il Decreto Clima. La situazione del verde urbano nei territori comunali dell’area metropolitana barese è alquanto deficitaria sia in termini quantitativi che in termini qualitativi. Il capoluogo di regione è tra i centri abitati con il più basso rapporto verde/abitanti, con tanti “prati inglesi” ma povera di ombra, ed altrettanto dicasi per gli altri 40 centri urbani. Ma i contesti periurbani sono di grande interesse. Ci sono relitti di antiche vestigia forestali attorno ai centri urbani di Acquaviva, Conversano, Gioia del Colle, Locorotondo, Noci, Mola, Rutigliano e di altri ancora. Sono rilevanti presenze boschive anche di notevole interesse scientifico, veri pozzi di CO2. Per non parlare dei contesti periurbani dei Comuni afferenti al Parco Nazionale dell’Alta Murgia. Altamura, Grumo Appula e Toritto con il compendio più importante di boschi di latifoglie del Parco; Bitonto con i boschi misti di conifere di latifoglie del Bosco di Città; Gravina in Puglia con il più importante complesso boscato naturale della Città Metropolitana, il Bosco Difesa Grande sul quale incombono progetti di recupero post incendio inadeguati e pericolosi. Per alcuni di essi l’Ente Parco già ha predisposto negli anni scorsi progettazioni confluite nel Piano per il Parco nel 2016. Situazioni importanti su cui cimentarsi, quindi, la Città Metropolitana ne ha. Il rischio, come sempre, è che la progettazione venga affidata a soggetti, sì formalmente idonei, ma molte volte privi di conoscenza delle complesse dinamiche delle comunità forestali esistenti, dei territori e delle competenze interdisciplinari. L’Università degli Studi di Bari con i suoi Dipartimenti (Biologia e DISAAT, in particolare) può offrire, in questo senso, un contributo prezioso per il restauro forestale e per la pianificazione gestionale dei boschi in chiave naturalistica. In un momento storico in cui tutti si affannano a piantare qualcosa per cercare di “catturare” CO2, bisogna prima agire per salvare quei disperati relitti di boschi che hanno subìto e continuano a subire offese di ogni tipo, dal fuoco alla ceduazione scellerata. E poiché gran parte di queste superfici boscate periurbane sono di proprietà privata, bisogna applicare politiche gestionali che coinvolgano i privati prevedendo, ad esempio, compensazioni per mancati redditi da legname. Ma anche incentivi fiscali per pagare i Servizi Ecosistemici che le superfici boscate rendono a noi cittadini, purché la loro gestione continui ad offrirli.
La sfida che attende la Città Metropolitana di Bari è che si passi dal progetto predisposto in virtù del possibile finanziamento ad una politica strategica di tutela, recupero e sviluppo dei pochi comprensori boschivi che ci stanno attorno, testimoni ancora oggi della nostra storia e della loro importanza. Questo richiede impegno culturale e finanziario, a prescindere dalle risorse del Decreto Clima.