Il rifiuto delle coltivazioni OGM non è un fallimento per la scienza (ma siamo oltre gli OGM)

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da “Nature” – 02 settembre 2015 – Colin Macilwain

Il rifiuto delle coltivazioni OGM non è un fallimento per la scienza (ma siamo oltre gli OGM)

 

Qualsiasi cosa decidano i Paesi che oggi si oppongono alle coltivazioni di Organismi Geneticamente Modificati sul proprio territorio, la posta in gioco non è ormai più così rilevante. La decisione dell’Europa è ininfluente.

 
 
La scorsa settimana l’agenzia Reuters riportava che la Germania aveva scelto di continuare ad applicare la moratoria delle coltivazioni di organismi geneticamente modificati sul proprio territorio. La decisione incontrerà senza dubbio una raffica ben orchestrata di critiche. Quando il governo scozzese ha fatto la stessa cosa il mese scorso, la sua decisione è stata duramente condannata da biologi vegetali e leader scientifici come Anne Glover, ex capo consigliere scientifico del presidente della Commissione europea. I critici dipingono il divieto come un affronto alla scienza ed al principio che la normativa dovrebbe essere basata su evidenze scientifiche.

Ma sono tranquillo circa le decisioni di moratoria di Scozia, Germania, Francia, Italia e degli altri Paesi di resistere alle pressioni delle imprese e di mantenere la tecnologia colturale OGM fuori dalla campagna europea. Attendo con interesse la risposta dell’Inghilterra circa l’accordo che l’Unione europea ha raggiunto lo scorso dicembre con il quale permette agli Stati membri di fare le proprie scelte in materia di autorizzazioni alle colture OGM.

Qualunque cosa queste Nazioni decidano, la posta in gioco non è più così elevata come una volta. Quando gli Stati Uniti hanno iniziato ad autorizzare la coltivazione OGM dei semi di soia e mais 20 anni fa, molti produttori pensavano che l’accettazione globale della tecnologia avrebbe pesato molto sulle decisioni europee. Ciò, probabilmente, non è lontano dal vero. La superficie globale delle colture OGM è cresciuta costantemente, senza un’ampia accettazione da parte dell’Europa. Ora è al massimo. L’anno scorso, però, è cresciuta solo di circa 181 milioni di ettari (3%), secondo i dati di settore, poco più di un decimo dei 1,5 miliardi di ettari che le Nazioni Unite stimano essere coltivati con OGM.

Cinque sesti della superficie con coltivazioni OGM è nelle Americhe. Il resto consiste principalmente di colture non alimentari (soprattutto cotone) coltivati ​​in India e in Cina. Poco, dei prodotti OGM, è nelle Nazioni che hanno bisogno di rese migliorate per nutrire la popolazione. In vent’anni, i ceppi OGM attualmente coltivati sono ancora più adatti alle esigenze dei grandi agricoltori industriali che possono permettersi i semi, le tecniche di coltivazione ed i trattamenti che li accompagnano. Qualunque sia la decisione dell’Europa, il resto del mondo non è in attesa di seguire il suo esempio.

Questa volta, il dibattito europeo sulle colture OGM non si è incentrato sulle stesse, ma su come le Nazioni dovrebbero valutare e gestire i rischi derivanti. Quando l’Europa ha voltato le spalle alle colture geneticamente modificate 15 anni fa, la lobby pro-OGM ha detto che ciò segnalava un continente in crisi, non disposto ad abbracciare il futuro. Ma, da allora, l’Europa ha dato scarsi segnali di avversione alla tecnologia. Non ha rallentato e non ha rifiutato medicamenti sanitari basati su nanotecnologie o telefoni cellulari, di cui è stata la consumatrice più veloce al mondo. Nonostante l’episodio OGM, la politica basata sulle evidenze scientifiche è viva e vegeta in Europa. Ma la buona gestione del rischio coinvolge la comunicazione iniziale con il pubblico e l’attenta valutazione di molti fattori, non solo la valutazione scientifica del rischio. In generale, tuttavia, l’industria – che di solito detiene la maggior parte dei dati rilevanti – favorisce la valutazione scientifica del rischio come principio e fine delle regole (si veda Nature 508, 289; 2014) . Gli ambientalisti – anche quelli “dolci”, come la Commissione Europea e l’ex vicepresidente americano Al Gore – preferiscono il principio di precauzione, che pone l’onere della prova sull’innovatore .
Per saperne di più: http://www.nature.com/news/rejection-of-gm-crops-is-not-a-failure-for-science-1.18271?WT.mc_id=TWT_NatureNews

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