Un commissario ad acta per eliminare cinghiali nei Parchi Nazionali?

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Cinghiali, ancora cinghiali

Un commissario ad acta per eliminare cinghiali nei Parchi Nazionali?

Secondo Ermete Realacci ed Enrico Borghi (PD) gli Enti gestori di alcune aree naturali protette non sono in grado di affrontare la questione. Ma il commissariamento non sembra la strada giusta.

Scrive Ermete Realacci, Presidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera , sul suo sito (www.ermeterealacci.it): “La grande proliferazione della fauna selvatica e in particolare dei cinghiali, che secondo stime Ispra hanno ormai superato il milione di esemplari, sta causando danni ingenti alle colture agricole e anche alcuni gravi incidenti all’uomo. La situazione ha assunto di fatto dimensioni e caratteristiche di una vera e propria emergenza, da superare avendo

Ermete Realacci

come bussola la gestione degli equilibri ecologici. In particolare i nostri Parchi Nazionali, che hanno strumenti in più rispetto al resto del territorio per governare questo fenomeno con rigore, sono le istituzioni che meglio si possono candidare ad affrontare il problema in modo serio e scientifico. Sono diversi i Parchi Nazionali che già attuano con successo ed efficacia le linee guida dell’Ispra per la gestione del cinghiale mentre altri, pur avendo a disposizione risorse, le hanno implementate in maniera parziale e insufficiente. Per questo ho presentato insieme al collega Borghi un’interrogazione parlamentare al ministero dell’Ambiente per invitare il Ministro Galletti a nominare un commissario ad acta per affrontare la questione della proliferazione incontrollata dei cinghiali anche in quei Parchi Nazionali che non stanno provvedendo alla gestione del problema”,
“Questo – prosegue Realacci – per ottenere il pieno contributo dei Parchi Nazionali alla risoluzione di un problema che va ben oltre i confini e le competenze degli stessi e che, interessando gran parte del nostro territorio, chiama in causa anche la responsabilità di altri enti ed istituzioni. Come testimoniato anche dal recente allarme di Coldiretti, Cia e Confagricoltura sui danni causati all’agricoltura dalla fauna selvatica, il cinghiale rappresenta la parte preponderante del problema viste le sue caratteristiche, le sue abitudini alimentari e l’assenza di una specie animale antagonista. È bene
ricordare, infatti, che negli Anni Sessanta a seguito della loro estinzione e per favorire la caccia, i cinghiali furono reintrodotti in massa con esemplari dei Carpazi, più forti e prolifici, di maggiori dimensioni e conseguentemente con impatto sull’ambiente più alto rispetto ai cinghiali nostrani”.
Il testo dell’interrogazione è reperibile all’indirizzo internet: http://aic.camera.it/aic/scheda.html?numero=4/10286&ramo=CAMERA&leg=17.

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Vien da commentare l’iniziativa del Presidente Realacci. Giusto due parole. Che senso ha chiedere al Ministro dell’Ambiente di nominare commissari ad acta per sopperire all’inazione di alcuni Enti Parco Nazionali in materia di gestione dei cinghiali e della fauna selvatica in genere? Lo strumento del commissariamento è stato abusato in passato e non ha prodotto alcun miglioramento negli Enti Parco che ne sono stati oggetto. Parliamo dei commissariamenti per fatti gravi e per illegittimità prodotte dagli stessi. Anzi, i commissariamenti, a volte, nascondevano altro. Poi, ci sono stati i commissariamenti non determinati da cattivi comportamenti degli Enti Parco ma da semplici beghe di potere, da nomine che non si riuscivano a fare. Pessimo esempio di gestione della cosa pubblica, stigmatizzata dalla Corte dei Conti in modo forte e chiaro. Insomma, i commissariamenti non portano mai buone cose. Le emergenze, quasi sempre dichiarate, quasi mai dimostrate, non portano buone cose. Non portano soluzioni ma altri problemi. Ed i cinghiali, non sono un’emergenza: sono un problema determinato dal mondo venatorio, che deve essere affrontato come lo stanno affrontando con caparbietà, legalità ed efficacia, molti Enti Parco. Anziché nominare commissari ad acta, quindi, è necessario che gli Enti Parco si confrontino costantemente tra loro e con il Ministero dell’Ambiente (ma anche con quello della Salute) . E’ necessario che il Ministero dell’Ambiente verifichi se e quali Regioni hanno un corredo normativo in grado di affrontare il problema. E’ necessario che le autorità sanitarie locali sappiano in che cosa consiste il problema, senza andar dietro a interpretazioni normative di questo o quel Regolamento comunitario. E’ necessario che le pubbliche amministrazioni parlino tra loro, comunichino buone pratiche ed errori, che si confrontino, subito, con chiarezza e che si metta mano, se del caso, a norme e procedure per gestire il fenomeno cinghiali. E’ necessario organizzarsi. Solo questo. Gli atti si producono senza i commissari.

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