da “The Economist” – 30 settembre 2015
Come i verdi e gli scettici leggono la storia biblica della Genesi
Esegesi delle sacre scritture e protezione della natura: il cristianesimo si interroga dopo l’Enciclica di Papa Francesco.
James Inhofe, presidente della Commissione Ambiente del Senato americano, presta molta attenzione al libro della Genesi. Ad esempio, egli insiste sul fatto che tutta la West Bank appartiene di diritto ad Israele, piuttosto che a palestinesi, musulmani o cristiani; ed ha radicata la credenza nella promessa fatta ad Hebron da Dio ad Abramo: “… tutto il paese che tu vedi, a te lo darò e alla tua discendenza per sempre … ” (è stata questa la ragione, ha pensato Inhofe, per cui l’America ha esitato nella convinzione che gli attacchi dell’11 settembre siano stati l’apertura di “una porta spirituale”). La sua intensa ostilità all’idea che il riscaldamento globale sia di origine antropica, che lo ha spinto a portare una palla di neve sul pavimento del Senato, ha anche una base biblica. A riprova che l’uomo semplicemente non può modificare l’interazione delle stagioni, cita quanto detto da Dio a Noè nella Genesi, 8:22.: “Finché la terra durerà, sementi e raccolta, freddo e caldo, estate e inverno, giorno e notte, non cesseranno mai“.
Albero della vita – Cattedrale di Otranto (LE) – Particolare |
Ma vi sono, naturalmente, molte persone illustri che leggono la Genesi in modo opposto. La scorsa settimana, in occasione del discorso del papa alle Nazioni Unite, sono stato invitato, insieme a un paio di altri giornalisti, a partecipare ad un colloquio telefonico con il cardinale Peter Turkson, che è Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, che ha avuto un notevole peso nell’Enciclica ambientale del Papa, pubblicata nel mese di giugno scorso. Uno dei partecipanti ha chiesto al cardinale cosa pensasse dell’interpretazione del senatore Inhofe della Genesi e il prelato del Ghana ha contro-citato un altro versetto (2,15), che descrive i compiti assegnati ad Adamo. Nella versione della Bibbia di Re Giacomo, recita: “L’Eterno Iddio prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino d’Eden perché lo abbellisse e lo custodisse”. Altre traduzioni dicono che ad Adamo sia stato detto di “coltivare e custodire” la terra o “la fattoria” e di “preservarlo“. Al cardinale piace anche citare un altro versetto (4, 9) della Genesi, in cui si utilizza lo stesso verbo ebraico. Dopo aver ucciso il fratello Abele, Caino chiede senza vergona al Signore: “Sono forse il guardiano di mio fratello?”. Una parte della punizione di Caino per quella follia omicida, aggravando la sanzione già inflitta ad Adamo, era che per lui la terra sarebbe diventata ancora più difficile da coltivare. La citazione di questi due versi, secondo il cardinale, implica che le persone oggi devono “custodire” (“to keep” n.d.t.) qualcuno e qualcosa molto meglio di come fece Caino, e far meglio di Adamo nella “custodia” della terra; e questi due mandati sono in qualche modo collegati.
Il cardinale non è il solo a fare quel collegamento. Il rabbino David Rosen della American Jewish Committee, infaticabile partecipante agi incontri interreligiosi, ha usato gli stessi versi quando per parlare dell’atteggiamento della sua fede verso l’ambiente.
Ma un cinico potrebbe senza dubbio ribattere che è possibile selezionare versi isolati da un testo complesso e spesso maltradotto, e sfruttarli a sostegno delle argomentazioni. Il seguente esempio parallelo è un po’ esagerato ma può servire. occorre tornare ai giorni in cui la Gran Bretagna ha avuto una piccola moneta del valore di sei vecchi centesimi, nota in gergo come “conciatore” (“tanner” n.d.t.), e circolava una battuta clericale: “il banchiere deve essere biblicamente benedetto perché l’apostolo Pietro ha alloggiato da Simone il conciatore (“tanner” n.d.t.) …“.
Testo completo (in inglese): http://www.economist.com/blogs/erasmus/2015/09/genesis-and-environment?fsrc=scn/tw/te/bl/ed/genesisandtheenvironment