(Natura fuori porta la Repubblica – Bari 21 gennaio 2020)
Restiamo nel mondo degli stagni temporanei. Ha avuto una notevole eco la vicenda di Fabrizio Sulli, rinviato a giudizio in Abruzzo per aver realizzato senza autorizzazione alcune pozze temporanee nel parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga. Sulli è una guida escursionistica ma questo non gli ha impedito d’essere sanzionato. Che male ha fatto se ha aiutato la biodiversità del parco e gli anfibi a riprodursi? Ha violato le regole, è chiaro, e l’ecologia pratica “fai da te” non va bene nonostante la buona fede. E però, per paradosso, il ripristino dei luoghi determinerebbe danni certi all’ecosistema che intanto è stato ricreato. Resta il fatto che gli interventi di restauro di ecosistemi particolari come gli stagni temporanei sono più che necessari. Tra il 2016 ed il 2017 il parco nazionale dell’Alta Murgia ha ripristinato due importanti presidi temporanei d’acqua, la cisterna ”antica San Magno” (Corato) ed “i vuotáni” (Cassano Murge). Nel primo caso gli interventi hanno consentito di mitigare l’impatto sulla fauna selvatica – che cadeva nelle vasche – realizzando rampe di risalita, di controllare le specie invasive e di completare la recinzione perimetrale per impedire l’accesso da parte di animali nocivi e di veicoli a motore. Per i “Vuotáni, depressione carsica ed importante sito di riproduzione del rospo smeraldino a ridosso della Foresta Mercadante, è stata messa in sicurezza una cisterna nella quale restavano imprigionati gli animali. Poche cose ed investimenti minimi ma fondamentali per la biodiversità. Autorizzate e fatte a regola d’arte. Ed è sempre meglio così.
Fabio Modesti