da ANSA.it/Ambiente ed Energia del 17 gennaio 2018
Studio dell’Università di Pisa toglie il velo alle ipocrisie. Se vanno a finire in mare, il danno c’è comunque. Ecco perché la recente norma che obbliga ad evidenziare il costo del sacchetto sugli scontrini appare ancora più assurda.
Ci vogliono più di sei mesi al mare per “smaltire” i bioshopper ecologici che in ogni caso possono comunque alterare lo sviluppo delle piante e modificare alcune importanti variabili del sedimento marino ossigeno, temperatura e ph. Lo rivela uno studio condotto da un team di biologi dell’Università di Pisa e pubblicato sulla rivista scientifica ‘Science of the Total Environment‘. Il gruppo composto da Elena Balestri, Virginia Menicagli, Flavia Vallerini, Claudio Lardicci ha ricreato un ecosistema in miniatura per analizzare i potenziali effetti diretti o indiretti dell’immissione nell’ambiente marino delle nuove buste in bioplastica, la cui diffusione si prevede possa aumentare nei prossimi anni fino a raggiungere livelli simili a quelli delle buste tradizionali. “La nostra ricerca – sottolinea Lardicci – si inserisce nel dibattito sul ‘marine plastic debris‘, cioè sui detriti di plastica in mare, tema globale e purtroppo molto attuale: abbiamo potuto verificare che anche le buste biodegradabili di nuova generazione attualmente in commercio hanno comunque tempi di degradazione lunghi, superiori ai sei mesi“.